Centri commerciali Usa,-33%, un disastro

20/05/18 - 3 minuti di lettura

 

Catene e gruppi del retail nordamericano dell’elettronica di consumo sono da qualche anno a rischio: il 2017 si è chiuso con numeri disastrosi riassumibili in un 33 per cento di chiusura dei centri commerciali, simbolo peraltro bruttino e pacchiano dello stile americano dei consumi. Trend identico per i primi mesi del 2018. Crollo dei consumi, eccesso di superfici troppo grandi, prodotti di bassissima qualità e inesorabile avanzata del commercio on line, si sono riflessi immediatamente sulle catene e sui gruppi. Ma in realtà colpe gravi hanno –per generale consenso della stampa internazionale-i tanti fondi –roba americana di origine e sovente di pessima moralità- che hanno invaso il perimetro aziendale di molti gruppi e catene provocando danni e spesso scappando con la cassa. Conseguenza: negli Stati Uniti, della tante catene e dei tanti gruppi che operano nell’elettronica di consumo e in prodotti per la casa, chi è in coma profondo, chi in pre-fallimento e chi in scricchiolii preoccupanti, e il quadro promette male.

Private equity, alla larga!

Sears, il primo distributore  mondiale negli anni 60-70, dopo 131 anni di storia, è lì lì per chiudere. Ma non tanto e non solo per i motivi che abbiamo esposto sopra, ma anche e soprattutto per la gestione di un incompetente pazzesco, Edward Lampert, capo del fondo speculativo ESL Investment che, entrato nel capitale Sears e CEO di Sears, dal 2004  lucrava  margini enormi. E che, alle prime avvisaglie di crisi, si è dedicato interamente –diceva- al raddrizzamento dei conti. La disgrazia ha voluto che abbia infilato –e non è l’unico negli States trumpiani in mano alla finanza- un naufragio dopo l’altro. Come ha fatto? Contro tutti i pareri degli esperti mette insieme a Sears, già in difficoltà, un altro gruppo colossale e  in crsi,  Kmart. Il periodico assai autorevole Forbes e comunque strettamente legato al mondo della finanza, non ha potuto fare altro che riconoscere l’eccezionale, strepitosa incompetenza del Lampert. “L’unione di due debolezze non fa la forza ma un naufragio colossale”. Appunto. E all’inizio di maggio il Lampert ne ha poi architettato un altro (ma si sa la finanza è in gran parte nelle sgrinfie di rapaci incompetenti), quella di proporre al CdA di acquistare da Sears l’iconico brand Kenmore e anche diversi immobili. Il CdA sta esplorando altre offerte perché non si sa mai, il Ceo Lampert non ha dimostrato grandi strategiche doti.

Clamoroso, nasce European Retail Alliance

Dopo aver fatto un’alleanza con Carrefour per costruire una piattaforma europea di logistica comune, per tagliare i costi e far fronte al drammatico effetto della valanga degli acquisti on line, Fnac-Darty (24,3 per cento di proprietà di Mediamarkt) allarga questa piattaforma a MediaMarktSaturn. Rafforzando così la strettissima collaborazione franco-tedesca nel retail dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici. A sollecitare tutti nel proseguire su questo percorso di razionalizzazione e  rafforzamento  è Alexandre Bompard, CEO di Carrefour che ha dichiarato testualmente: “Gli ipermercati in Francia vedranno da qui al 2020 una riduzione di oltre 100mila mq, e quindi bisogna ricercare collaborazioni negli acquisti”. Nasce così European Retail Alliance con i giganti franco-tedeschi Fnac-Darty, Carrefour e Mediamarkt. Per loro stessa dichiarazione l’alleanza ha lo scopo iniziale di servire meglio il cliente e di razionalizzare acquisti e trasporti oltre ad accordi su licenze per brand di insegna, ma avrà anche un seguito in altri settori. Come dire che -con ogni probabilità-per sopravvivere ad Amazon e Alibaba e ai giganti americani, saranno inevitabili joint-ventures, scambi azionari, collaborazioni molto strette e una bella serie di M&A.

Condividi su
Newsletter