Da pochi giorni il governatore forzista delle Marche, Francesco Arquati aveva annunciato la data delle elezioni regionali e rapidamente da Roma è arrivato quello che negli ambienti politici e sindacali è stato giudicato uno spot a sostegno della campagna elettorale di Arquati. E cioè la unilaterale dichiarazione del Ministro Urso sulla vicenda Beko in occasione del suo viaggio in Turchia, sul fatto che era riuscito a convincere il vertice della multinazionale e quello della holding della famiglia Koç a non chiudere la fabbrica di lavatrici marchigiana di Comunanza . E ci sarebbe –sempre secondo Urso-anche la certezza di un “piano industriale sfidante e ambizioso con investimenti significativi nell’ammodernamento degli impianti e della ricerca e dello sviluppo che possa garantire lo sviluppo degli stabilimenti di quella che era Whirlpool-Merloni in Italia”. Si, ma con quali investimenti? Di chi? Dalle banche miliardarie che non fanno più credito alle imprese da anni? Dalla Koç Holding?
La Cisl applaude. Ma và?-Ma è davvero così sicuro questo totale cambiamento della Beko? No, la Beko confermerà il piano industriale al prossimo incontro di lunedì e le eventuali revisioni–limitate- sono quelle già annunciate, chiuderanno Siena (del tutto) e Comunanza (forse rimane un residuo) rimarranno le linee di produzione dell’incasso e microonde di Cassinetta. Dalla Beko è infatti arrivato ieri un secco, piccato “No comment”. E allora ecco perché occorre andare con i piedi di piombo e chiedersi: perché Urso non ha chiesto garanzie anche per il sito lombardo di Cassinetta o per quello toscano di Siena? Perché né in Lombardia né in Toscana sono in programma appuntamenti elettorali.
Un assist contro gli oppositori del tiranno-. Come hanno sottolineato alcune fonti non ufficiali turche, Urso e il ministro turco dell’industria, fedelissimo di Erdogan, hanno fatto pressioni sul vertice del Gruppo Koç. Lo scopo era duplice: per il governo Erdogan mettere in forte difficoltà il primo gruppo finanziario turco, importante oppositore di Erdogan e contrario alla sua fallimentare politica economica e al suo estremismo religioso. Per Urso era urgente intestare alla sua parte politica che governa la regione Marche il presunto merito di aver costretto la Beko a cambiare il piano industriale.
Il trucco per evitare il golden power-Secondo il ministro il sito di Comunanza sarebbe stato “quello più a rischio”. Non è vero, è Siena quello messo peggio, tant’è vero che chiude sicuramente entro il 2025 o il 2027 e anzi con una novità che anticipiamo e che smentisce del tutto qualsiasi ipotesi di rilancio del made in Italy del Bianco. La Beko, nel chiudere le fabbriche polacche e quelle italiane ha sempre dichiarato che la produzione non sarebbe stata delocalizzata in Turchia. Non è così. Appena chiuderà il sito di Siena- partirànno le linea già pronte per fabbricare gli stessi freezer, a Manisa, in Turchia. Per evitare qualsiasi sovrapposizione delle attività produttive tra i due hub, allontanando il rischio dell’applicazione del golden power.
Comprano, chiudono e si tengono i brand- Dice Urso: “Sarà possibile rilanciare il ruolo di piattaforma produttiva sull’alta gamma anche nel campo degli elettrodomesticì”. Ma và? Non ha capito Urso che anche per la totale inerzia di questi tre anni meloniani perderemo non solo le fabbriche ma anche un altro enorme valore del made in Italy, I BRAND, MINISTRO, I BRAND STORICI CHE SERVONO A FAR VENDERE, MINISTRO! Un fatto molto molto grave perché non riguarda solo la Beko, ma anche per esempio la Haier. Quando comprò nel 2018 la Candy aveva già in programma di chiudere Brugherio. E aveva già comprato&chiuso, nel 2001, un anno dopo il suo arrivo in Europa, una fabbrica italiana di frigo table-top, da poco ceduta dalla Meneghetti. Il tutto senza il clamore mediatico che le vicende Whirlpool e Beko e anche Electrolux hanno provocato. Come mai?Perché è stata in realtà una delocalizzazione soft, per gradi, inesorabile ma della quale pochi media hanno scritto.