Una storia davvero straordinaria, cent’anni di ininterrotta attività, di innovazioni quasi inimitabili, e una tradizione famigliare intatta essendo da sempre di proprietà della famiglia del fondatore. Si tratta della Brugola OEB –Officine Egidio Brugola- di Lissone. Un brand, una multinazionale tascabile, che indicano un fastener strategico, fondamentale per qualsiasi attività manufatturiera dell’automotive, perché si tratta proprio dell’umile vite, evoluzione genialissima della originaria vite a testa cava esagonale e gambo a torciglione.
Inventata nel 1926, compirà 100 anni-Oggi, questa versione, la Polydrive, tiene fissato il motore alla testata di un auto su quattro a livello mondiale. Ed è proprio una di queste speciali vite critiche che viaggiò con la sonda Apollo, quella di Neil Amstrong, che planò sulla luna grazie al fatto che era costruita anche con queste viti Brugola. La primissima versione venne inventata nel 1926 da Egidio Brugola, brevettata nel 1946 dal figlio Giannantonio che la perfezionò mettendo a punto l’attuale Polydrive.
Jody Brugola, cultura e industria-Oggi l’azienda è diretta da Jody Brugola, giovane presidente di una famiglia che, tra l’altro, continua una tradizione di famiglia e cioè quella di una singolare e riuscitissima sintesi tra competenze industriali da primato e una formazione culturale umanistica. Il fondatore era un inventore già proiettato verso l’internazionalizzazione, mentre il figlio Giannantonio si era autodefinito “un umanista prestato all’industria”.
L’invenzione Difetto Zero-Infine il nipote Jody, brillante attore a New York, poi “prestato” all’industria, ha evidentemente ereditato questi requisiti insieme ad una grande consapevolezza del valore dell’azienda, del suo capitale umano e tecnologico. Perché se ha mantenuto e anzi rafforzato la posizione di fornitore privilegiato dei maggiori produttori mondiali di auto come il gruppo Volskwagen, è stato grazie alla costante fedeltà alla filosofia aziendale Difetto Zero. “E cioè, grazie ad un processo –spiega Jody Brugola-gestito in autocontrollo dai vari operatori e alla selezione del 100% dei prodotti, immettiamo sul mercato elementi di fissaggio privi di difetti”.
Dietro i successi-In un quadro mondiale di competizione tra giganti spesso favoriti da condizioni di dumping socio-economico, il 90 per cento di esportazione che vanta da sempre la Brugola OEB è da considerare uno straordinario caso di eccellenza industriale italiana. Uno dei segreti è indubbiamente la flessibilità industriale. “Proprio nell’ottica di prepararsi ad una transizione che non sarà senza pesanti conseguenze, la società ha ampliato il range dei clienti, delle tipologie e dei materiali con il ricorso, per esempio, agli acciai speciali come inox A286”.
La flessibilità delle piattaforme di automazione-“Ma stiamo anche usando-prosegue Brugola- l’alluminio e il rame per realizzare una gamma sempre più ampia di viti e componenti speciali. Per questo già cinque anni fa abbiamo assunto un direttore tecnico di grande esperienza motoristica”. I cambiamenti radicali della struttura industriale richiedono di solito ingenti e frequenti risorse per le nuove piattaforme. “Le nostre linee e le nostre tecnologie di automazione per lo stampaggio a freddo-risponde Brugola-possono invece essere utilizzate anche con altre leghe”.
I numeri della Brugola-“Nel 2024 l’azienda ha raggiunto un consolidato di 186 milioni di euro, con solo una leggera flessione del -2% rispetto al 2023, a fronte dei crolli generalizzati dei mercati. E con un EBITDA in crescita all’11%, con investimenti pari a 9,5 milioni di euro e l’acquisizione strategica di Fimeur Srl, partner storico e strategico dell’Azienda, specializzato in rivestimenti superficiali per gli elementi di fissaggio”. Non solo, proprio nell’anno horribilis per il settore, il 2024, in aprile la società è tornata al 100 per cento di proprietà della famiglia.
La crisi dell’automotive-Dopo che la concorrenza delle auto elettriche cinesi è diventata sempre più aggressiva, la quasi immobilità della Commissione Europea di fronte a questo crescente pericolo per l’intera filiera automotive europea, ha subìto durissime contestazioni. Soprattutto per quella sorta di integralismo mostrato nel puntare tutto sul passaggio al motore elettrico. Fortunatamente qualcosa si è mosso in Europa perché la von der Leyen ha mostrato un approccio tecnologico più aperto.
2026, cent’anni-“Noi siamo già pronti per la mobilità elettrica da tempo, non siamo contrari a questa evoluzione e da tempo fabbrichiamo viti piccole destinate ad ogni tipologia di alimentazione, oltre a elementi di fissaggio specifici per batterie e per auto elettriche”. Il prossimo anno l’azienda celebrerà i suoi primi cent’anni di attività, un anniversario di grande rilievo e valore non solo per il territorio e per la famiglia ma anche per il Paese che deve molto alle imprese manufatturiere di questa dinamiche multinazionali tascabili.