Recuperato dai Carabinieri TPC un incunabolo di Cristoforo Colombo di inestimabile valore

28/05/25 - 3 minuti di lettura

Ancora una impresa straordinaria, ancora un gioiello della nostra storia che i valorosi #Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, hanno riportato alla luce dopo il lunghissimo silenzio dovuto ad un trafugamento che risale al 1988. L’eccezionale incunabolo scritto nel 1493 da Cristoforo Colombo al suo rientro dal suo memorabile viaggio che cambiò la storia dell’intero pianeta, dei popoli dei continenti allora conosciuti rivelando il Nuovo Mondo.

Di seguito il comunicato della Sala Stampa dei carabinieri.

Il 27 maggio 2025, alle ore 11:30 nella “Sale Monumentali” della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, ha avuto luogo la consegna da parte del Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, al Direttore della Biblioteca Marciana, Dott. Stefano Trovato, della epistola “De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis”, un prezioso e raro incunabolo, stampato a Roma da Stephan Plannck dopo il 29 aprile 1493, con cui Cristoforo Colombo descriveva ai Reali di Spagna il suo viaggio di rientro dalle Americhe. L’opera storica era stata trafugata in epoca antecedente al 1988 proprio dalla citata biblioteca del capoluogo veneto.

“Ho scoperto il Nuovo Mondo”-La lettera, composta da 8 pagine scritte in latino, rappresenta un documento di pregevole importanza storico-bibliografica e di considerevole valore commerciale, con il quale Colombo, il giorno stesso del suo rientro a Lisbona, comunicava a Re Ferdinando e Regina Isabella, finanziatori dell’impresa, la scoperta del Nuovo Mondo. La lettera ebbe da subito una discreta fortuna editoriale che coincise con l’esordio della stampa nel nostro Paese. Il tipografo bavarese Stephan Plannck risulta attivo nel mondo dell’editoria romana della fine del Quattrocento. Nell’ultimo ventennio del secolo realizza oltre 400 edizioni a stampa e in questo ambito si colloca per l’appunto l’edizione latina dell’epistola di Colombo ai reali di Spagna.

Ecco come è stato recuperato-Le indagini sono state condotte dalla Sezione Antiquariato del Reparto Operativo TPC, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, fino al rimpatrio in Italia del prestigioso bene culturale che è stato possibile anche con le interlocuzioni intraprese dal personale del Comando TPC a cui sono affidati i compiti di Cooperazione Internazionale.

Come è arrivato in America?-La lettera di Colombo era nella disponibilità di un facoltoso collezionista di Dallas, risultato poi esserne detentore in buona fede. Quest’ultimo, informato della inconfutabile provenienza illecita del bene, sulla base di evidenze e riscontri raccolti dal Comando Carabinieri TPC, non si è opposto alla confisca disposta dalla Procura di Philadelphia. Grazie a tale provvedimento è stato quindi possibile procedere alla definitiva restituzione del bene allo Stato italiano.

Indagini condotte insieme agli americani-La restituzione della lettera può essere considerato il risultato delle indagini condotte dai Carabinieri TPC con la collaborazione degli investigatori americani di H.S.I. (Homeland Security Investigation), supportati anche dal fondamentale contributo tecnico di un curatore della sezione libri antichi della Biblioteca Universitaria di Princeton (USA), esperto di riconosciuta competenza e professionalità, che aveva garantito la sua collaborazione alla polizia americana sia segnalando agli stessi la localizzazione della lettera sia per lo studio scientifico del testo finalizzato al riconoscimento dell’opera sottratta dalla biblioteca veneta.

Ecco l’altissimo livello delle indagini– Nello specifico, l’identificazione dell’opera è stata possibile attraverso approfondimenti tecnici sul raccoglitore miscellaneo che originariamente conteneva la lettera di Colombo e da cui venne estrapolata e rilegata singolarmente alla fine del XIX secolo. Il minuzioso studio delle pagine interne del volume miscellaneo, con la misurazione dei “nervi” della legatura, della distanza tra essi e i bordi della pagina nonché dei fori lasciati dalle cuciture, puntualmente riscontrati nell’esemplare dell’opera rintracciato a Dallas, che tra l’altro presentava anche le abrasioni in corrispondenza dei timbri originariamente apposti dalla Biblioteca Marciana nella prima e ultima pagina.

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