Proprio 60 anni fa nasceva la prima lavatrice automatica al mondo, in Italia, una rivoluzione tecnologica che ha liberato le donne, le mamme dalla quotidiana massacrante fatica del bucato. E veniva altresì presentato, sempre in Italia,il primo frigorifero automatico al mondo che, anche questo ha emancipato le donne, le mamme e le famiglie da un’altra pesante routine, la spesa quotidiana. E, terza rivoluzione, nasceva quella che oggi viene chiamata la Sheconomie, o economia femminile e che in Italia si chiamò boom economico. Senza i milioni e milioni di donne che, finalmente emancipate da enormie fatiche quotidiane, uscirono di casa per lavorare contribuendo alla rinascita del Paese dopo l’orrore del fascismo e della guerra, il boom economico avrebbe avuto dimensioni e slancio certamente minori. La modernizzazione della casa italiana ed europea fu rapidissima, tanto da far diventare le giovane industria italiana degli elettrodomestici la prima in Europa e poi nel mondo (Dal libro “Dalla casa elettrica alla casa elettronica”, testo imprescindibile, scaricabile da questo blog), A spingere per l’acquisto dei grandi elettrodomestici, i Majaps, sono state, più degli uomini, le donne grazie finalmente alla possibilità di lavorare, guadagnare e spendere magari anche con le cambiali, per migliorare la vita della famiglia, l’igiene della casa e la qualità della dieta famigliare. La scuola dell’obbligo, gli asili nido, le utilitarie della Fiat e ovviamente i frigo, le lavatrici, la distribuzione del metano nel Paese e altri fattori socio-economici hanno trasformato le mamme italiane in manager di se stesse innanzitutto e poi della casa e della famiglia. La mamma di allora, contrariamente a quanto scriveva qualche “passatista” (uomo), fu ben felice di non rovinarsi più schiena, mani e braccia a lavare, sciacquare e risciacquare pesantissimi bucati.Tant’è vero che nel giro di pochi anni la penetrazione nelle famiglie italiane della lavabiancheria superò quella della media europea, inferiore solo a quella svedese. Idem per il frigorifero. Oggi la Sheconomy, o economia femminile, con i suoi 20 miliardi dollari, rappresenta uno dei maggiori mercati mondiali, se non il primo, più di quello della Cina e dell’India insieme. Lo ha stabilito dopo una lunga ricerca la National Bank of Australia e si tratta delle spese annuali delle quali le donne, in tutto il mondo, sono responsabili. E del resto ben il 70-80 per cento di tutti gli acquisti delle famiglie viene deciso proprio da loro. Importanti istituti bancari, finanziari, culturali, politici, governi e multinazionali se ne sono resi conto soprattutto durante il periodo del lock down, per diverse ragioni. A partire dal primo fattore –quello genetico- in base al quale le donne si ammalano di meno e resistono di più e dunque in famiglia sono state le colonne portanti durante i mesi molto difficili della pandemia. E poi perché delle spese della casa continuano a decidere non solo quelle tradizionalmente “femminili” (alimentazione, salute, igiene) ma anche e sempre di più di quelle della tecnologia digitale poiché si sono presto rese conto quanto sia importante conoscere le risorse messe a disposizione per il remote working, la scuola a distanza, gli acquisti on line e, in linea generale, quanto sia decisivo e quanto sarà sempre più decisivo disporre della banda larga e di connessioni sicure e rapide, Il rapporto tra le donne e la tecnologia è ben più forte e profondo di quanto vogliano far credere i “passatisti”. Per questo, nel 2020, in occasione del Salone del Mobile e di Eurocina, il Comune di Milano aveva deciso di organizzare per la Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili, e su un mio progetto, il convegno “LO SVILUPPO TECNOLOGICO ITALIANO, 60 ANNI DI OPPORTUNITA’ PER LE DONNE”. Convegno che, a causa della pandemia, venne annullato. Con il ritorno alla normalità un argomento come questo della Sheconomie è di estrema attualità.