ALTRO CHE GUERRE FINTE IN AFRICA, SONO QUELLE VERE

28/03/23 - 11 minuti di lettura

Le Guerre del Congo Ex-Zaire, ex-belga, attuale Repubblica Democratica del Congo – R.D.C. contrapposto al confinante Congo – Brazzaville ex-colonia francese.                               

Con questo iniziamo una serie di articoli sulle “guerre finte e i suoi profughi”, come le ha definite un politico italiano poco tempo fa, contrapposte a quella vera in Ucraina.

Il Congo ex-belga fu una delle ultime zone dell’Africa colonizzate tant’è che fu dominio personale del re Leopoldo II, che lo governò dal 1885 al 1908 come Stato Libero del Congo non visitandolo mai, facendone il territorio coloniale  che subì la sanguinosa e vessatoria dominazione occidentale con massacri, lavori forzati e schiavitù generalizzata; in questo breve periodo la popolazione del Congo diminuì da 20 milioni di persone a 10 milioni. Diventato colonia dello stato belga dal 1908, che abolì la schiavitù nel 1910, vide dopo la seconda guerra mondiale lo sviluppo un potente movimento nazionalista guidato dal grande ideologo della decolonizzazione e della negritudine Patrice Lumumba,  che portò all’indipendenza il Congo dal Belgio  il 30 giugno 1960. All’epoca era la seconda economia africana dopo il Sudafrica essendo un esportatore di minerali strategici quali oro, diamanti, rame, cobalto, uranio (con l’uranio del Congo gli USA costruirono le loro prime atomiche) oltre a olio di palma e gomma naturale tra i prodotti agricoli. Immediatamente scoppiò un ammutinamento nell’esercito scontri violenti tra civili bianchi e neri con il Belgio che inviò truppe per proteggere i cittadini bianchi in fuga e Katanga e South Kasai che si separarono con il sostegno belga. Patrice Lumumba come Primo Ministro e leader carismatico della più grande fazione nazionalista, reagì chiedendo assistenza all’Unione Sovietica, che ha prontamente inviò consiglieri militari e altro sostegno. Ciò portò ad una profonda divisione nel governo congolese tra Lumumba e il presidente Joseph Kasa-Vubu. Mobutu, al comando dell’esercito, ruppe questa situazione di stallo con un colpo di stato, espulse i consiglieri sovietici e stabilì un nuovo governo effettivamente sotto il suo controllo. Lumumba fu fatto prigioniero nella capitale, trasferito con un aereo americano nel separatista Katanga di Moïse Tshombe e successivamente giustiziato nel 1961 con alla presenza di 5 mercenari belgi; il suo corpo sepolto in un primo tempo sotto un termitaio, fu esumato, fatto a pezzi sciolti in acido per farne sparire ogni traccia. Dopo un periodo di torbidi vari, nel novembre 1965 fu organizzato un colpo di stato militare sempre da Mobutu,  che prese il controllo personale del paese, con l’appoggio degli Statui Uniti in funzione anti-sovietica e sotto il suo governo, il Congo (ribattezzato Zaire nel 1971) fu trasformato in una dittatura che durò fino alla sua deposizione nel 1997. La corruzione ed il nepotismo del governo Mobutu precipitò il paese da una delle più fiorenti economie africane ad una delle più povere.

La prima guerra del congo

Nel 1994, al termine dell’atroce genocidio del Ruanda, l’RPF (Fronte Patriottico Ruandese) di Paul Kagame assunse il controllo del Ruanda. Più di due milioni di persone di etnia Hutu si rifugiarono entro i confini dei paesi confinanti, in particolare nello Zaire (odierna Repubblica Democratica del Congo) governato da Mobutu, nella speranza di salvarsi dalle violenze delle milizie dell’etnia Tutsi che, aiutate da Burundi e Uganda, erano decise a vendicarsi del genocidio subito dagli Hutu. Qui oltre ai rifugiati, vi erano numerosi guerriglieri Hutu che iniziarono a dare la caccia ai Tutsi di nazionalità congolese i Banyamulenge che a quel punto, decisero di unirsi agli oppositori di Mobutu. Nel 1996 col supporto attivo di Ruanda, Uganda a loro volta appoggiati società e dal governo USA desiderosi di estendere il controllo delle ricche sottrarre risorse minerarie sottraendole alla Francia che aveva preso il posto del Belgio sotto Mobutu , un esercito ribelle di qualche migliaio di combattenti di lungo corso formarono l’Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione dello Zaire (AFDLC), guidata da Laurent-Désiré Kabila. Kabila calò lungo il corso del fiume Congo  incontrando soltanto una debole resistenza da parte del regime ormai in rovina di Mobutu e nel marzo 1997 le forze di Kabila lanciarono un’offensiva, conquistando il Katanga ed occupando la zona più ricca del paese, compiendo altresì consistenti progressi lungo il corso del fiume; entro maggio arrivò alla periferia di Kinshasa e dopo essersene assicurato il controllo, si autoproclamò presidente ed immediatamente ordinò una violenta azione repressiva per ristabilire l’ordine. Mobutu fuggì dal paese e morì il 7 settembre 1997 in Marocco. Questa guerra vide la morte stimata di oltre mezzo  milione di persone, tra massacri, repressioni politiche, morte per fame e stenti dei profughi; le perdite militari furono limitate poiché l’ esercito di Mobutu non affrontò praticamente mai i combattimenti scappando o alleandosi alle forze di Kabila, che man mano diventarono in maggioranza congolesi. La cospicua presenza ruandese nella capitale prese a sembrare troppo ingombrante agli occhi di molti congolesi, che cominciarono a vedere Kabila come una pedina delle potenze straniere.

La seconda Guerra Congolese o Grande Guerra d’Africa

Le tensioni raggiunsero livelli più alti il 14 luglio 1998, quando Kabila licenziò il suo capo del personale, un ruandese e lo sostituì con un nativo congolese, pensando di poter contare su una base politica congolese consolidata e di poter stabilire una certa distanza fra la sua amministrazione e le nazioni straniere che lo avevano posto al comando. Due settimane dopo ordinò a tutte le forze militari ugandesi e ruandesi di lasciare il paese. In 24 ore i consiglieri militari rwandesi presenti a Kinshasa furono scacciati senza troppe cerimonie. La cosa allarmò soprattutto i Banyamulenge del Congo orientale, le cui tensioni con i gruppi etnici vicini erano state una delle cause della guerra, e che erano all’epoca uno degli strumenti con cui il Ruanda influenzava gli eventi in Congo. Temendo di tornare ad essere perseguitati, i Banyamulenge ripresero le armi diventando nuovamente la scintilla di un’altra esplosione di violenza. La Seconda Guerra del Congo, conosciuta anche come la Grande Guerra d’Africa, è stato un conflitto che ha avuto luogo nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) dal 1998 al 2003. È stato un conflitto complesso che ha coinvolto più gruppi armati ed eserciti stranieri, ed è considerato una delle guerre più letali e devastanti della moderna storia africana. Il conflitto iniziò nel 1998 quando gruppi ribelli sostenuti da Rwanda e Uganda e tutsi del Burundi che insorsero contro il governo del presidente Laurent-Désiré Kabila e si intensificò rapidamente; i militari Ruandesi espulsi da Kinshasa, qualche centinaio, sequestrarono 3 aerei e si diressero sulla costa atlantica nell’ovest, conquistando una base militare espandendosi rapidamente in una vasta zona circostante, attirando diversi gruppi armati come loro alleati, cosi come nell’est del paese le milizie tustsi supportate dal Ruanda e dai tutsi burundesi ed una milizia supportata dall’Uganda conquistò rapidamente vaste zone dell’est del Congo arrivandone a controllarne quasi la metà. L’intervento  fianco del governo congolese di milizie sostenute dai paesi vicini  ed degli eserciti regolari di Angola, Zimbabwe e Namibia, a cui si aggiunsero truppe del Chad, della Libya e del Sudan ribaltarono la situazione. Sulla costa atlantica le truppe angolane respinsero e gruppi ribelli e ne azzerarono la presenza mente nell’est del paese si distinse soprattutto l’esercito regolare dello Zimbabwe di Robert Mugabe a ridurre grandemente le  conquiste territoriali dei tutsi e milizie varie. La guerra è stata caratterizzata da violenze su larga scala, inclusi massacri, stupri e sfollamento forzato di civili, nonché dal diffuso saccheggio delle risorse naturali del paese, inclusi diamanti, oro e coltan, che sono diventati il mezzo con cui le varie milizie si pagavano le armi ed i soldati. Il bilancio delle vittime della guerra è stimato tra 2,5 e 5,4 milioni di persone, rendendolo uno dei conflitti più mortali dalla seconda guerra mondiale. Anche la fauna e le foreste locali hanno sofferto grandemente per questa guerra; ad esempio la popolazione degli di ippopotami è passata da 22.000 a  tra il 1998 e il 2015. Un genocidio particolare si e svolto tra la fine del 2002 e il gennaio 2003, circa 60.000 civili pigmei e 10.000 combattenti sono stati uccisi in una campagna da una delle varie milizie tutsi appoggiate dal Ruanda. Il 16 gennaio 2001, Laurent-Désiré Kabila fu ucciso nel palazzo presidenziale di Kinshasa. Le circostanze del suo assassinio non sono mai state chiarite la sola cosa certa fu  che Kabila sia stato ucciso da una delle sue guardie del corpo, il diciottenne Rashidi Mizele, un kadogo (bambino soldato). Con voto unanime del parlamento congolese, il figlio, Joseph Kabila, prestò giuramento come presidente per sostituirlo. Il fatto che vinse le elezioni è stato in gran parte dovuto al sostegno di Robert Mugabe e al fatto che la maggior parte dei parlamentari era stata scelta personalmente dall’anziano Kabila. A febbraio 2001, il nuovo presidente ha incontrò il presidente ruandese Paul Kagame nel gli stati Uniti. In seguito Ruanda, Uganda e ribelli hanno concordarono un piano di ritiro delle Nazioni Unite. L’Uganda e il Ruanda iniziarono a ritirare le truppe dalla linea del fronte; oltre 20.000 soldati ruandesi si ritirarono entro l’ottobre 2002. Nel 2003 il conflitto si concluse con la firma di un accordo di pace in Sud Africa, che portò alla formazione di un governo di transizione e al ritiro di tutte le truppe straniere dalla RDC. Le Nazioni Unite hanno stabilito nella R. D. del Congo, la più vasta missione militare della loro storia:dal 1999 al 2010 sono stati spesi circa 8,74 miliardi di dollari per finanziare lo sforzo di mantenimento della pace  con una forza totale arrivata nel 2017 a circa 18.300 uomini con più di trenta nazioni che hanno contribuito con personale militare e con l’India che è il singolo contributore maggiore. Tuttavia, la violenza e l’instabilità sono continuate in alcune parti del paese, specialmente nel Kivu, nell’Ituri e nel Katanga e del resto le disposizione delle forze ONU come “osservatori” non contribuiscono certamente ad un opera di stabilizzazione nel paese

Le cause delle guerre

La Repubblica Democratica del Congo è il secondo stato africano, dopo l’Algeria, con una superficie di 2.345.410 Km² ed il quarto per popolazione 101 milioni nel 2020, appartenenti a circa 300 tribù, spesso messi assieme in maniera artificiale dalla colonizzazione ed ora spesso scacciati dai loro territori ancestrali dalle guerre. Ma il Congo ha tre risorse significative a livello mondiale; 35 trilioni $  di riserve minerarie già accertate(17 volte il PIL italiano pari a 2,1 trilioni di $ nel 2021) , la seconda area forestale tropicale e il secondo bacino  fluviale al mondo, quello del fiume Congo. Tra le riserve minerarie, quelle ampiamente sfruttate, che producono quasi i nove decimi delle esportazioni, includono:  nel Katanga,   rame, cobalto, zinco, cassiterite (la principale fonte di stagno metallico), manganese, carbone, argento, cadmio, germanio (un elemento fragile usato come semiconduttore), oro, palladio (un elemento metallico usato come catalizzatore e in leghe), uranio e platino. La regione a ovest del lago Kivu contiene cassiterite, columbite-tantalite (coltan), wolframite (una fonte di tungsteno), berillo, oro e monazite (un fosfato dei metalli di cerio e torio). Il lago Kivu ospita anche vaste riserve di gas naturale metano. Ci sono depositi di minerale di ferro e diamanti di qualità gemma nel Congo centro-meridionale, mentre le regioni centrali sono ricche di diamanti industriali. Nel nord-est ci sono giacimenti di oro, carbone e minerale di ferro; ci sono potenziali depositi di oro, monazite e diamanti anche nelle regioni nord-occidentali. La costa del Congo contiene bauxite, oro e depositi offshore di petrolio. Quelle sopra sono le zone dove più intensamente si sono sviluppati i conflitti nel paese. Le riserve forestali del Congo coprono più della metà del paese e sono tra le più grandi dell’Africa, sono sfruttate in maniera selvaggia per fornire una fonte di esportazione di legni pregiati tropicali, per fornire il carbone di legna che è la principale fonte di energia per uso domestico nel paese e fornisce selvaggina che integra la dieta locale ed è un elemento importante nel commercio locale. Il bacino del fiume Congo, oltre a essere il secondo bacino  fluviale al mondo si stima che possiede un ottavo della capacità globale di risorse idroelettriche derivanti dalle numerose rapide lungo i fiumi del sistema del Congo, così fiumi, laghi, paludi e oceani contengono vaste riserve di pesci.  Tutte queste vaste risorse, che sono sfruttate da società che non sono controllate e non contabilizzano ufficialmente proventi e profitti, contando sulle complicità di funzionari preposti ai controlli comprati a poco prezzo, non hanno favorito lo sviluppo del paese ma solo quello delle ricchezze di pochi politici (si stimavano in 6 miliardi di $ i beni posseduti all’estero da Mobutu e famiglia) dei signori della guerra locali, che hanno altresì favorito il sistematico saccheggio del paese da parte di milizie locali, stati confinanti e di gruppi minerari stranieri, tant’è che il paese e’ il 5° più povero al mondo ed il 70 %  della popolazione, 70 milioni di persone, sopravvivono con meno di 2 $ al giorno.

 

Flavio Pagani 26-03-2023

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