Sono state le batterie a provocare gli autoincendi degli smartphone Samsung, lo ha ammesso il chaebol coreano, lunedì 22 gennaio dopo una ricerca di mesi, condotta da specialisti e da tecnici a seguito dei tanti incidenti avvenuti nell’estate scorsa. Quali le cause delle esplosioni degli smartphone Samsung Galaxy Note 7 e del secondo Galaxy Note, quello di sostituzione? Samsung, nella conferenza stampa con la quale da Seoul, ha comunicato i risultati di questa indagine “esterna”, ha ammesso che si trattava di più cause, come avevamo già scritto su questo blog anticipando tutto (https://wp.lacasadipaola.it/la-vera-storia-della-batterie-incendiarie) e che il problema è più grave di quanto era stato detto in un primo tempo. Premettiamo che Samsung è e rimane oggi il leader mondiale in molti settori. Ha primati straordinari nel settore dei Majaps (Majors Appliances), nell’elettronica di consumo, nella climatizzazione e nella sensoristica con quote di mercato in Europa e in Italia vicine al 30% e posizioni eccellenti nel Nordamerica. Sarà dura scalzare questo gigante…
E’ il vertice il problema non le batterie
Chi, come la vostra cronista, conosce da tempo l’evoluzione tecnologica ed economica di questo gruppo sa che Samsung ha sofferto e soffre da tempo di una “malattia” tipica dei chaebol: dirigismo spietato, vertici sordi, ciechi e muti alle critiche (anche quelli della stampa), burocrazia impenetrabile, appoggio acritico dello Stato e della comunità contro i competitor stranieri. Samsung ha potuto contare su un patrimonio gigantesco, livello culturale elevatissimo, spirito nazionalistico, investimenti dello Stato enormi. Come l’IRI ma ancora più forti. Sappiamo bene, noi del settore delle tecnologie domestiche, che Daewoo, LG e Samsung (tutti e tre chaebol) sono cresciuti all’inizio grazie a dumping riconosciuti, prolungati e tollerati con entusiasmo da chi doveva intervenire. In Europa, dirigenti europei inglesi in posizioni altissime, li hanno favoriti punendo addirittura l’industria europea.
Cosa è accaduto agli smartphone?
Poi investimenti e ricerche hanno fatto crescere il miracolo economico coreano. E oggi i coreani, dopo aver messo in ginocchio le multinazionali giapponesi e i produttori europei, devono fare i conti con se stessi: burosauri, con vertici corrotti (il vicepresidente di Samsung indagato per gravissimi reati) e tecnici umiliati. Tecnici che in grandissima confidenza ci avevano anticipato i problemi che poi sono “esplosi” (realmente). Ma sui quali era proibito addirittura parlarne tra colleghi. E mai di fronte ai dirigenti posti a difesa del vertice che prendeva decisioni insindacabili. Torniamo agli smartphone per affermare tre concetti chiave: 1-I modelli sono due e non uno. 2-Gli errori sono doppi e molto pesanti: di progettazione perché le batterie, nascevano già problematiche a causa di uno spazio insufficiente. E di produzione perchè costruite da Samsung, da Amperex Technologie (Hong Kong) e da un produttore vietnamita, molto molto in fretta (per anticipare l’uscita dell’iPhone) e con saldature a ultrasuoni così inadeguate che la necessaria separazione tra gli elettrodi positivo e negativo veniva meno. Tutti questi errori hanno generato corto circuiti, surriscaldamento, incendi, esplosioni. A questo va aggiunto il problema più pesante: il vertice pretendeva di tagliare drasticamente di mesi i tempi di produzione e nessuna sia pur timida controproposta di tecnici esperti è stata ascoltata. I danni? Agli iniziali 3 miliardi per i ritiri dei Galaxy se ne sono aggiunti altri 2, e il risultato operativo è a -30% del terzo trimestre. Devono essere aggiunti i costi proibitivi del distacco dalle linee di 700 ricercatori che insieme a UL (laboratori tecnici noramericani), Exponent (società di ingegneria americana) e TüvRheinland (potente società tedesca di certificazione, la n.1) hanno finalmente potuto dire e scrivere quello che è accaduto a 3 milioni di smartphone. E poi occorre considerare i costi di solito molto salati delle tre società. Con un’aggiunta che il vertice non avrebbe gradito né voluto: è il sistema coreano e cinese delle “strizzate” micidiali dei tempi, dei controlli terzi, della qualità e della sicurezza che ha creato quello che non sarà il primo dei problemi più gravi della rampante industria asiatica. I prodotti finiti sono solo carrozzerie di design strafighe ma vuote e da riempire con componentistica sempre meno affidabile.