“In seguito all’entrata in vigore della nuova etichetta energetica UE il 1° settembre 2017, Bosch si adegua ai nuovi standard sul consumo di energia e sulle caratteristiche tecniche del prodotto in materia di classe di efficienza energetica, consumo, classe di (ri)emissione dellapolvere, livello sonoro e durata del motore e del tubo. Il marchio tedesco, che garantisce per i suoi aspirapolvere eccellenti prestazioni di pulizia e grande flessibilità e versatilità durante l’uso, ha sempre condotto autonomamente i test per soddisfare criteri di qualità superiori a quelli previsti dalle normative. Per Bosch, solo un buon equilibrio tra il risparmio energetico e la capacità di aspirazione della polvere garantisce un consumo di energia ottimale e le migliori prestazioni su tutti i pavimenti. Secondo gli esperti Bosch, infatti, tra le sette classi di efficienza energetica (A+++, A++, A+, A, B, C, D), la A+ rappresenta una combinazione ideale tra il massimo livello di efficienza in termini di risparmio energetico e la capacità di aspirazione della polvere. In linea con la nuova etichetta energetica UE, il marchio ha ottimizzato tutti i fattori che influiscono sulle performance di pulizia”. Siamo d’accordo su tutto, anzi, di più. Vediamo bene perché.
A+, va più che bene per l’aspirapolvere
Questo l’avvio, in stile molto chiaro e nemmeno tanto felpato -come invece avviene per le prese di posizioni istituzionali del konzern tedesco- del comunicato giunto nelle redazioni lunedì 6 novembre. Il titolo è altrettanto chiaro ed è anzi una dichiarazione più che una titolazione perché suona in libera sintesi così: “Noi ottimizziano tutti i fattori delle performances di pulizia ma l’etichetta A+ basta e avanza”. L’argomento va ripreso perché già qualche tempo fa sia Dyson che Miele presero una posizione piuttosto dura sulla nuova etichetta energetica considerata troppo restrittiva. Era il 2914 quando entrò in vigore una prima etichetta per gli aspirapolvere con la promessa che dal 1 settembre 2017 sarebbero arrivati ulteriori limiti alla potenza, al rumore e insomma allo spreco.
Chi controlla le A++, A+++ non fabbricate in Europe?
Molti importatori di “ciofeche” non made in Europe (pericolose, insistiamo con argomento precisi, tossiche, non efficienti, rumorosissime), hanno subito adottato la nuova severa etichetta senza problemi, innanzitutto perchè è una autocertificazione che ha rarissimi controlli europei, grazie anche all’opposizione costante degli importatori del Nord Europa capitanati dall’Inghilterra. Niente controlli, pessime rese, rumorososissimi motori: questi oggi sembrano essere la maggioranza degli aspirapolvere a traino non prodotti in Europa (Ovest ed Est). I peggiori consumatori, gli italiani, sono abituati a comprare apparecchi a prezzi stracciati e pieni di difetti. “Più fa rumore più le donne pensano-dichiara sconsolato un commesso di una store-che sia potente e che aspiri di più la polvere”. Il che non è, come i tecnici sanno bene.
Aspettiamo i controlli di Bruxelles
Vi raccontiamo una storiella, piccante. Nel 2014 quando entrò in vigore la prima parte dell’etichettatura per gli aspirapolvere, Dyson, un’azienda particolarmente innovativa, aveva presentato degli aspirapolvere con incredibili performances di efficienza, addirittura con ben 4 A che nel 2014 erano davvero strabilianti. E in effetti Bosch intervenne chiedendo l’intervento dei giudici che le diedero ragione. Tutto questo insegna, ancora una volta, che non dovrebbero essere aziende private a stabilire la “fedeltà” e la trasparenza delle dichiarazioni riportate sui prodotti. Dovrebbe esserlo un ente terzo, l’ineffabile Direzione generale della concorrenza, dei consumi e della repressione delle frodi di Bruxelles. Un ente burocratico che non interviene e che evidentemente non considera importanti frodi e bugie ai danni dei consumatori. E poi che senso ha irrigidire ulteriormente normative che solo alcuni produttori osservano? E, visto che gli aspirapolvere funzionano per qualche decina di minuti alla settimana, i consumi totali a fine anno sono decisamente contenuti. Non è in questo settore che vanno ricercati i giganteschi sprechi energetici che la CE continua ignorare. E a non controllare.