Ecco i perché della lunga e gravissima crisi della Bialetti

27/12/24 - 3 minuti di lettura

Altro che fake news, altro che falsi allarmi. Quello che è stato scritto nelle ultime settimane sulla lunga, anzi, lunghissima crisi della Bialetti, un tempo simbolo di un autentico made in Italy, era tutto vero, come avevo rivelato in un articolo apparso su Firstonline. Che poi è stato ripreso da una lunga serie di servizi. Tutto vero, ma con qualche variante a partire da un ulteriore spostamento della data entro la quale avrebbero dovuto arrivare le offerte per l’acquisizione della Bialetti, 28 novembre, data aggiornata al 30 aprile. Il comunicato stampa conteneva anche l’aggiornamento dei dati relativi ai primi nove mesi del 2024. In sintesi, i ricavi consolidati sono risultati pari a 104,7 milioni di euro contro i 98 dei primi nove mesi del 2023,milioni (erano 79,9) mentre l’Ebitda normalizzato è stato positivo per 15,3 milioni contro i 13 dello stesso periodo del 2023; l’indebitamento finanziario netto ammonta a 91,9. “Osserviamo una crescita nei segmenti chiave delle Caffettiere e del Caffè,-dichiara il Presidente Francesco Ranzoni- supportata anche dalle collaborazioni con brand di prestigio come D&G e Netflix. Il nostro impegno per espandere la presenza globale sta portando buoni frutti, confermando la forza del marchio Bialetti a livello internazionale”. Francamente una dichiarazione che sorprende visto che la situazione finanziaria, industriale e di mercato del gruppo non è affatto positiva, non chiarisce molti degli interrogativi che investitori, stampa e utenti hanno da tempo posto al gruppo. E nel momento in cui, con l’articolo su Firstonline, di queste critiche ci eravamo fatti portatori, da parte della società siamo stati accusati di raccontare balle, di creare ingiustificati allarmi. Purtroppo per i lavoratori e le loro famiglie, le critiche esposte per ultimo da noi, sono tutte confermate e suffragate da reali dati. Vediamo allora i punti salienti della

vicenda, alcuni dei quali riveliamo per la prima volta.

1-Bilanci da anni non trasparenti-La società di revisione KPMG non ha cambiato la sua posizione in merito alle “rilevanti incertezze che  possono far sorgere dubbi significativi sulla continuità aziendale”. Segnaliamo una tesi del 2018 del Politecnico di Torino (“Analisi della crisi finanziaria del Gruppo Bialetti Industrie SpA”) dove vengono analizzati i gravi errori della gestione Ranzoni, ripetuti nel corso dei decenni.

2-Nessuna offerta senza trasparenza-Nessuno dei pretendenti (almeno quattro ma in silenzio assoluto) si è fatto avanti con una offerta per la Bialetti Industrie. Due le ragioni: nessuno considera trasparenti i resoconti dei bilanci. Anche perché la mancata certificazione da parte della KPMG è stata preceduta da un’altra identica considerazione, nel 2018 e per le stesse motivazioni. Seconda ragione: gli aspiranti compratori attendono, purtroppo, che la situazione finanziaria –complice anche il deterioramento dei mercati-precipiti in moda tale da considerare molto molto conveniente l’acquisizione….

3-Ancora una ristrutturazione del debito-Bialetti Industrie Spa ha comunicato che si è perfezionata la conversione di parte dei crediti finanziari vantati da Moka Bean Srl (società-veicolo di Ranzoni per la cartolarizzazione), nei confronti della società per 1,1 milioni di euro, in un pari importo di SFP Junior contestualmente sottoscritti e liberati mediante compensazione legale.Per quanto ancora?

4-Clamoroso, i fondi crepati delle moka-Il Presidente afferma che le vendite delle collezioni D&G supportano gli introiti con positivi risultati. Le foto che abbiamo pubblicato, fornite dai clienti,  dicono ben altro. Tutta la produzione Bialetti viene realizzata in Romania e forse anche in Cina con risultati spesso negativi, tant’è vero che sono state ritirate grandi quantità delle moka D&G per crepature e fori sul fondo. E per quanto riguarda il resto della produzione, si tratta notoriamente di prodotti di qualità cinese, non all’altezza del brand (eufemismo). …

5-Dietro la crisi? La delocalizzazione-La Moka Bialetti non è più italiana. Non è fabbricata in nessuna parte in Italia e di conseguenza NON DEVE CHIAMARSI NE’ MADE IN ITALY NE’ ITALIANA.Nella prossima puntata vi riveleremo i perché.

Condividi su
Newsletter

保拉家 La Casa di Paola

Il blog di Paola Guidi