-7,5 per cento le vendite, -4,1 per cento l’export. Si tratta di percentuali in netto calo rispetto al 2023, secondo i dati non ancora ufficiali di Federlegno-Arredo, che meglio di qualsiasi comunicato stampa, descrivono la crisi dei consumi, quelli che mai erano calati così in Italia e cioè le spese delle famiglie per la casa. Ecco allora cosa significa per le migliaia e migliaia di PMI che producono il made in Italy del legno e del design, questa battuta pesante d’arresto che, a vederla insieme a Edi Snaidero, presidente della Confederazione Europea dell’Industria del Mobile –EFIC-, in Europa appare ancor più grave.
200mila PMI europee in crisi-“E’ un trend preoccupante-sottolinea infatti Snaidero- poiché coinvolge oltre 200mila PMI, la grande maggioranza dei produttori europei, con un milione di addetti diretti e altrettanti indiretti. Un settore vitale che fattura 1120 miliardi di euro”. Sembra che proprio l’andamento europeo sia più pesante..
Meglio il Sud Europa -“Non abbiamo ancora cifre ufficiali ma ad andare peggio sono stati i mercati del Centro Europa, Francia e Germania in particolare mentre quelli del Nord e del Sud Europa hanno sofferto di meno”. Però non è un buon segno per una manifattura come quella italiana che vende i suoi arredi soprattutto in Europa. “La Francia è da anni il nostro primo mercato ma per fortuna le nostre esportazioni stanno andando bene negli Stati Uniti”. Che cosa può contribuire a ridare slancio alla voglia e al piacere di acquistare mobili e oggetti per la casa?
Se calano i tassi tutto va meglio- “Il calo dei tassi di interesse che ridanno fiducia alle famiglie e aumentano la domanda di abitazioni. Il PIL di un paese cresce infatti quando aumentano le compravendite immobiliari, le ristrutturazioni che per anni hanno alimentato. Per esempio, la forte crescita dell’economia cinese e indiana. Trovo comunque intelligente e utile anche il recente provvedimento sugli incentivi fiscali per la sostituzione dei vecchi elettrodomestici”. Chiuso il 2024 in negativo quale è il sentiment delle aziende per il nuovo anno?
La ripresa? Difficile che arrivi-“Nel 2023 si sperava nella ripresa per la seconda parte del 2024 che non è arrivata ma comunque siamo appena sotto il livello del 2019. Sarà impossibile ripetere le vendite del dopo Covid. Per l’anno in corso i paesi del Sud Europa come l’Italia sembrano essere più flessibili, più resilienti di fronte a una situazione come è questa”.
I dazi Usa e il design italiano-Che conseguenze avranno i probabili dazi che Trump ha promesso nella sua campagna elettorale.? “Si può dire che siamo nel pieno di una guerriglia commerciale tra la Cina, gli USA, il costo dell’energia e i cinque anni di politica verde europea. Tutto ciò ha fatto perdere competitività alle industrie europee. Per quanto riguarda i dazi, ancora non se ne sa niente ma i nostri mobili appartengono alla gamma alta e medio alta che potrebbe risentirne meno rispetto agli altri”. Cinque anni di politica green europea stanno causando grandi problemi alle manifatture europee che subiscono la competizione di paesi che non hanno questi vincoli…Si tratta soprattutto di scelte focalizzate, come abbiamo, visto, sull’energia elettrica, molto costosa, trascurando di sperimentare le alternative disponibili come il nucleare “pulito” per esempio. E ora magari potrebbe essere troppo tardi per tornare indietro…L’ecosostenibilità, gli obiettivi dei piano europeo Green Deal per noi sono fuori discussione, la nostra industria del legno e del mobile in particolare è molto avanti né intende tornare indietro. Ma qualcosa deve cambiare e già cambia nella politica economica europea. Tutto ciò che sta accadendo, ciò che occorre fare e decidere, i finanziamenti per ridare all’Europa la necessaria competitività, è scritto nel rapporto Draghi. Ma occorre finanziare i nuovi interventi con tante risorse, come è stato fatto con ottimi risultati con il PNRR in occasione del Covid”.
Lo scandalo delle lobbies verdi-Perché non è stato ancora deciso? “Purtroppo la Germania e i paesi del nord Europa sono contrari”. Non vogliono finanziare anche la competitività dei paesi del Sud Europa? “Si. Ma le risorse finanziarie non mancano, sono tante e custodite nelle banche europee. E poi occorre semplificare urgentemente l’apparato legislativo europeo, che ha messo in ginocchio l’industria europea. Chiediamo alla von der Leyen un cambiamento a partire dalla semplificazione del contesto giuridico, e più pragmatismo. La maggioranza variabile di cui dispone ora la von der leyen consentirà di volta in volta di fare scelte flessibili”. Perché quello che ormai è pensiero comune tra i rappresentanti dei paesi della CE è che le modalità decisionali e legislative che negli ultimi anni sono state imposte dalle lobbies dei verdi, sostenute dalla Germania e dai paesi del nord Europa, a loro volta sostenute dalle multinazionali che non hanno presidi e hub manifatturieri in Europa. Lo ha rivelato proprio ieri il quotidiano olandese De Telegraaf che cita contratti riservati. “L’Ue avrebbe pagato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere i piani verdi dell’ex commissario Frans Timmermans”. L’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf ne cita anche uno da 700mila euro per orientare il dibattito sull’agricoltura”. Per anni la Commissione Ue ha sovvenzionato lobby ecologiste per “fare pressioni a favore” del Green Deal.