Gesco-Sicurezza Elettronica, di Genova è un’azienda interamente italiana che progetta e produce in Italia sistemi antintrusione e telecontrollo, certificati da IMQ Allarme (simbolo della massima sicurezza e qualità) e CSQ-IQNET (conformità alle norme Iso9001). Pubblichiamo qui una breve guida di come si sceglie una protezione per la propria casa, tratta dal sito della Gesco.
Introduzione
La costante diffusione della microcriminalità impone la necessità di sorvegliare le proprie cose ed anche di proteggere le persone.
L’evoluzione tecnologica, con la disponibilità di nuovi componenti elettronici a stato solido, a partire dagli anni ’70 ha reso possibile la realizzazione di sistemi di allarme a basso costo, sostanzialmente semplici nell’uso e adeguatamente affidabili.
Queste premesse servono solo per spiegare l’origine dei sistemi elettronici di allarme, mentre la notevole diffusione è dovuta a molteplici ed evidenti dimostrazioni della loro utilità. La disponibilità di microprocessori e di programmi specifici, insieme all’utilizzo di nuovi principi fisici nelle tecniche di rilevazione, consentiranno nei prossimi anni ulteriori significativi progressi.
Diventa quindi sempre più necessaria la conoscenza dei principi di funzionamento delle apparecchiature che compongono un sistema di allarme, oltre alla comprensione dei criteri che conducono alla scelta del sistema adatto alle proprie esigenze. Solo così l’acquisto diventa consapevole, cosciente, si evitano malintesi e delusioni, e false sensazioni di sicurezza.
Questa breve guida vuole essere un modesto contributo alla conoscenza dei sistemi che segnalano le intrusioni, chiamati – forse impropriamente – antifurto, ma spera anche di stimolare l’attenzione, la prudenza, la prevenzione.
Come è fatto un sistema di allarme
Il sistema di allarme deve essere realizzato in funzione dei locali da proteggere e delle esigenze degli utilizzatori, e richiede una attenta progettazione: non esiste la soluzione universale, adatta a tutti gli ambienti ed a tutti gli utenti.
Dopo avere definito le caratteristiche della struttura da proteggere, ed aver valutato il rischio di intrusioni, si scelgono i sensori più idonei, per tipologia e numero, esaminando anche la possibilità di utilizzare il sistema di allarme in modo parziale, rimanendo all’interno dei locali protetti.
Il numero dei sensori condiziona la scelta della centrale di controllo, per diversi motivi: innanzitutto molti sensori devono essere alimentati, e solitamente a questo provvede la centrale, che deve quindi essere dimensionata adeguatamente; è opportuno poi che ad ogni sensore corrisponda un circuito di ingresso della centrale, per il funzionamento ottimale.
La centrale è sempre dotata di un organo di comando, che deve essere scelto attentamente: è forse l’elemento più importante per l’utente, che deve adattarsi a nuove abitudini, dovendo controllare il sistema di allarme.
Anche gli avvisatori di allarme saranno adeguati al rischio, per garantire l’efficacia della segnalazione, che deve scoraggiare l’intruso e richiamare l’attenzione.
I criteri di scelta del sistema di allarme riguardano anche le connessioni: è possibile utilizzare componenti collegati via filo o via radio, a seconda delle esigenze.
La funzionalità del sistema di allarme deve essere verificata regolarmente, per garantire un lungo periodo di servizio, affidabile, senza interruzioni e senza falsi allarmi.
I sensori
I sensori possono essere divisi in due grandi categorie: perimetrali e volumetrici, anche se a volte queste definizioni risultano poco precise. Indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, i primi segnalano l’apertura di un serramento, mentre gli altri segnalano i movimenti nel volume protetto. Poiché nessuna protezione è perfetta, i migliori risultati si ottengono integrando i due tipi, i perimetrali e i volumetrici.
La prima difesa di ogni struttura è quella fisica, rappresentata da serramenti in grado di impedire l’accesso alla proprietà. Porte, finestre, serrande, rendono difficoltoso l’accesso ai malintenzionati, quando sono robuste e chiuse accuratamente; i sensori perimetrali controllano lo stato dei serramenti, e si attivano quando questi vengono aperti.
Il sensore più semplice ed economico è il contatto magnetico, attivato dalla prossimità di un magnete installato nella parte mobile del serramento. Sono disponibili varie forme, adatte a porte e finestre: i risultati migliori, estetici e funzionali, si ottengono con quelli da incasso. In alternativa vengono utilizzati contatti a vista, fissati sulla superficie esterna del serramento. Le tapparelle vengono protette con sensori a filo da installare nel cassettone, che reagiscono allo spostamento e permettono di lasciare la tapparella in qualsiasi posizione.
Sensori di vibrazione intervengono durante i tentativi di forzatura, mentre microfoni selettivi segnalano la rottura dei vetri.
La protezione perimetrale limita l’accessibilità alla zona protetta e può essere attivata anche rimanendo all’interno dei locali: questo basta a giustificarne l’installazione, anche se impegnativa. Purtroppo non è sufficiente, perché il sistema di allarme interviene solo al momento dell’apertura di un passaggio, ed interviene nuovamente solo se questo viene richiuso e riaperto.
I sensori perimetrali permettono il controllo dell’effettiva chiusura dei serramenti, particolarmente utile in strutture di grande estensione. Può essere opportuno proteggere anche alcune porte interne.
E dentro la casa?
La protezione del volume dei locali è realizzata con sensori che segnalano il movimento dei corpi, ma non la loro presenza. Utilizzano diversi principi fisici: quelli a microonde sfruttano la riflessione di onde elettromagnetiche; quelli ad infrarosso passivo ricevono la radiazione emessa dai corpi che hanno temperatura differente da quella ambientale.
Tecniche avanzate di elaborazione dei segnali evitano la generazione di falsi allarmi, mentre nei sensori definiti a doppia tecnologia vengono integrati due principi di rivelazione, che devono intervenire contemporaneamente. L’efficienza della rivelazione dipende anche dalla posizione e dall’orientamento dei sensori, che devono essere valutati attentamente.
I sensori volumetrici sono sempre attivi ed intervengono in occasione di ogni movimento, indipendentemente dalla posizione di porte e finestre, a differenza dei sensori perimetrali.
La centrale d’allarme
Dopo avere scelto i sensori in funzione dell’ambiente da proteggere, è possibile scegliere la centrale più adatta. Solitamente la centrale provvede anche all’alimentazione dei sensori, e per questo motivo dev’essere collegata alla tensione di rete: quando questa manca, un accumulatore provvede ad alimentare l’intero impianto.
La centrale deve fornire le indicazioni sullo stato del sistema di allarme: servizio o riposo, pronto all’inserimento, funzionalità dell’alimentazione, memoria degli allarmi.
E’ opportuno disporre di più circuiti di ingresso, uno per ogni sensore: talvolta, per economia, allo stesso ingresso vengono collegati più sensori, soprattutto di tipo perimetrale, ma in questo modo si perde la possibilità di identificare il sensore che ha provocato l’allarme, ed anche la possibilità di generare allarmi successivi al primo, se il primo sensore è rimasto in allarme.
Per ogni circuito di ingresso, la centrale deve fornire indicazioni relative allo stato attuale, ed alla memoria di eventuali allarmi.La centrale esclude automaticamente il circuito di ingresso che ha generato tre allarmi, mantenendo la funzionalità degli altri ingressi; questa funzione limita gli allarmi in caso di guasto dei sensori.
Spesso la centrale prevede la possibilità di esclusione di singoli sensori, che può essere utile in caso di guasto, ma non è molto comoda per l’utilizzo parziale del sistema.
Ogni centrale dispone di un organo di comando, per il corretto utilizzo del sistema di allarme e di eventuali funzioni accessorie. L’organo di comando può prevedere anche stati di servizio parziale, che permettono l’utilizzo di alcuni locali mentre in altri locali è attiva la protezione antiintrusione.
La centrale è dotata di temporizzatori programmabili, che determinano la durata dell’allarme, ed i ritardi di entrata ed uscita.
Alimentatori e batteria
Il sistema di allarme funziona a bassa tensione (12 Volt corrente continua) e necessita di un adatto alimentatore, collegato alla tensione di rete (230 Volt corrente alternata). L’alimentatore deve garantire il necessario isolamento, e la più alta immunità ai disturbi presenti sulla rete elettrica.
Il funzionamento continuo è possibile grazie alla presenza di una batteria ricaricabile, ermetica, che non richiede manutenzione. La batteria è indispensabile, poichè brevi interruzioni della rete elettrica sono abbastanza frequenti, soprattutto durante la notte.
Quando manca la tensione di rete, la batteria può scaricarsi, per essere poi ricaricata successivamente dall’alimentatore quando ritorna la tensione. La batteria deve essere sostituita ogni tre o quattro anni, ed anche quando rimane scarica per un lungo periodo.
L’alimentatore e la batteria, che sono all’interno della centrale, rispondono a due parametri precisi: la corrente assorbita dall’intero sistema e l’autonomia richiesta in assenza di tensione di rete.
Le apparecchiature migliori, che hanno un assorbimento ridotto, permettono una lunga autonomia anche con batterie di piccola capacità. Basso assorbimento significa quindi dimensioni e costi più contenuti per la batteria e per l’alimentatore. I sensori a basso assorbimento consentono inoltre l’utilizzo di cavi di collegamento più piccoli, con vantaggi estetici ed economici.
I temporizzatori
Quando l’organo di comando si trova all’interno della zona protetta, è previsto un certo tempo – solitamente circa un minuto – per l’uscita, mentre alcune decine di secondi servono per mettere a riposo il sistema, al ritorno. E’ opportuno prevedere un avviso acustico di preallarme, che ricordi all’utente di agire sul sistema evitando allarmi impropri. I circuiti di temporizzazione interni alla centrale provvedono a queste funzioni, oltre a determinare la durata dell’allarme.
Come si comanda?
Il sistema di allarme viene controllato tramite un organo di comando che deve, soprattutto, soddisfare le esigenze degli utilizzatori.
La chiave, reale o virtuale che sia, deve rispondere a precisi requisiti: elevato numero di combinazioni, difficoltà di riproduzione, resistenza ai tentativi di manomissione. Oltre a mettere il sistema in riposo ed in servizio, i dispositivi più evoluti offrono alcuni servizi addizionali, e consentono l’attivazione di apparecchiature accessorie. L’organo di comando fa parte della centrale, e spesso è possibile aggiungere un organo ulteriore, differente dal principale.
L’organo di comando più semplice ed economico è rappresentato da un interruttore comandato da una chiave. Il codice è meccanico, e si trova all’interno del cilindro. Le difficoltà nel proteggere il cilindro, i contatti ed i collegamenti elettrici, limitano l’uso di questo dispositivo, che viene spesso montato a bordo della centrale ma raramente viene utilizzato per il comando remoto. La chiave elettronica digitale contiene una memoria programmabile, con il codice dell’impianto. Normalmente le combinazioni sono oltre 4 miliardi, e la generazione del codice è assolutamente casuale. Il riconoscimento della chiave avviene all’interno della centrale d’allarme, mentre la chiave può essere connessa tramite inseritori remoti; il cavo di collegamento è a prova di manomissione. La chiave elettronica consente l’utilizzo parziale dell’impianto, e le spie sugli inseritori forniscono le principali segnalazioni. In caso di smarrimento o sottrazione di una o più chiavi, è possibile generare un nuovo codice e memorizzarlo nelle chiavi residue, ed in altre chiavi nuove.
Il radiocomando
Il dispositivo più comodo per controllare a distanza qualsiasi apparecchiatura è certamente il radiocomando, forma evoluta di chiave elettronica che non richiede alcun collegamento diretto. I più recenti algoritmi di cifratura rendono inutile qualsiasi intercettazione dei segnali radio, e la disponibilità di diversi tasti consente un utilizzo molto versatile, facile e sicuro.
I trasmettitori hanno codici differenti, che devono essere appresi dall’unità ricevente, ed ogni utente del sistema ha il proprio trasmettitore; in caso di necessità è possibile memorizzare nuovi trasmettitori o disabilitarne alcuni.
Oltre allo stato di servizio dell’impianto, il radiocomando può attivare richieste di soccorso, accensione di luci, apertura di porte. Il sistema di allarme genera opportuni segnali acustici che confermano la ricezione dei segnali e l’esecuzione dei comandi.
Le tastiere e i codici
Il codice numerico, che deve essere introdotto attraverso una tastiera, è una chiave virtuale. La sua sicurezza dipende dalla lunghezza – sei cifre hanno un milione di combinazioni – e dal sistema, che limita i tentativi di accesso. Non ha batterie da sostituire, problemi di falsi contatti, può essere modificato facilmente, e può essere comunicato a distanza in caso di necessità.
Anche i sistemi collegati con il telefono utilizzano codici numerici per le interrogazioni e per inviare i comandi. E’ il sistema ideale per coloro che non vogliono portare con se chiavi di alcun tipo. Il codice viene introdotto tramite una o più tastiere, che possono essere anche a distanza notevole dalla centrale.
La tastiera consente la visualizzazione completa dello stato del sistema e della sua storia, quando è collegata con centrali che dispongono di orologio, calendario, e memoria degli eventi. I codici vengono riconosciuti all’interno della centrale, e quindi eventuali manomissioni delle tastiere, non compromettono l’affidabilità del sistema di allarme.
Gli allarmi
Lo scopo del sistema di allarme è quello di segnalare l’intrusione: all’interno dell’ambiente protetto per mezzo di sirene compatte, all’esterno con sirene autoprotette ed autoalimentate, a distanza attraverso combinatori telefonici.
Anche gli impianti che dispongono di una chiamata a distanza devono avere almeno una sirena, che garantisce una segnalazione immediata dello stato di allarme, oltre ad un effetto deterrente locale. Quando l’intruso si trova all’interno dei locali protetti viene disturbato dalle sirene interne, prima ancora di sentire quelle esterne.
Le frequenze utilizzate, medio alte, sono particolarmente fastidiose ed irritanti. Devono essere installate in posizione tale da garantire la migliore udibilità, evitando ripostigli e locali chiusi.Le sirene per esterno devono essere dotate di segnalatore luminoso, in grado di evidenziare la provenienza dell’allarme, e sono necessarie per richiamare l’attenzione di vicini e passanti. Utilizzano frequenze medio basse, hanno potenza elevata e sono udibili a distanze notevoli. Il contenitore deve resistere alle intemperie ed al vandalismo.Vengono definite autoprotette ed autoalimentate poiché contengono una batteria, e sono in grado di suonare anche in caso di interruzione, dolosa o accidentale, del collegamento con la centrale. La durata del suono deve essere limitata da un temporizzatore interno Lche interviene in caso di guasto della centrale, o dei collegamenti, o dell’alimentazione. La batteria della sirena viene ricaricata dall’alimentatore della centrale, e deve essere sostituita ogni tre o quattro anni.
I combinatori telefonici
Con la diffusione della telefonia cellulare, la chiamata automatica raggiunge praticamente chiunque in qualsiasi momento.
Il combinatore telefonico interviene in caso di allarme, ma non solo: può essere attivato da richieste di soccorso, e può segnalare problemi tecnologici o di alimentazione. La mancanza della tensione di rete, ad esempio, non riguarda solo il sistema di allarme, ma anche frigoriferi, congelatori, sistemi di climatizzazione.
Il combinatore telefonico può avere un proprio contenitore, ma può anche essere alloggiato all’interno della centrale, ed in questo caso spesso consente altre funzioni di telegestione del sistema. Gli apparecchi più comuni hanno un contenitore dedicato, che contiene anche una batteria che ne garantisce il funzionamento indipendentemente dalla centrale di allarme.
Gli apparecchi in grado di rispondere alle chiamate, permettono il controllo a distanza del sistema ed altri dispositivi (climatizzazione, ecc.), semplicemente telefonando ed utilizzando la tastiera del telefono per trasmettere codici di identificazione e comandi operativi.
Con i cavi o senza?
La progettazione dei sistemi di allarme tende a ridurre le interconnessioni tra i vari componenti. Tecniche di comunicazione seriale hanno ulteriormente semplificato il cablaggio, migliorando contemporaneamente la disponibilità delle informazioni.
Tutte le connessioni sono importanti: la manomissione di alcune (alimentazione, organi di comando) non compromette direttamente il sistema, mentre altre (sensori, avvisatori) sono decisamente critiche.
Tutte le connessioni sono controllate ininterrottamente dalla centrale. A seconda del livello di prestazione, la centrale può verificare solo il taglio dei cavi, oppure anche il cortocircuito. La manomissione delle apparecchiature e dei cavi di collegamento attiva le segnalazioni di allarme
Quando la stesura dei cavi non è possibile, si ricorre al collegamento radio. Le poche frequenze disponibili sono molto sfruttate, e non esiste la certezza assoluta di ricevere il breve segnale di allarme trasmesso da un sensore. È quindi opportuno utilizzare sempre sensori collegati via filo, e limitare al minimo indispensabile i sensori via radio.
La situazione è differente per i radiocomandi, poiché è sempre possibile ripetere la trasmissione in caso di mancato funzionamento.
Qualche consiglio
Il sistema di allarme deve essere adeguato ai locali ed ai beni da proteggere, ed anche agli utilizzatori.
Richiede accurata progettazione, e deve essere associato ad opportune difese fisiche, insieme ad un comportamento attento, prudente ed anche un po’ diffidente.
La sicurezza deriva dalla prevenzione, cioè dalla capacità di valutare i rischi ed attuare le misure necessarie ad evitarli od almeno a ridurli.
L’utilizzo deve essere quotidiano e non occasionale, il comando deve essere semplice, ed anche le operazioni di verifica della funzionalità devono essere agevoli.
Il sistema deve essere conforme alla normativa, deve essere accompagnato da istruzioni per l’uso, e deve essere sottoposto a regolare manutenzione.
La conoscenza corretta del funzionamento del sistema di allarme permette il miglior utilizzo ed anche la pronta identificazione di eventuali problemi. Gli utilizzatori devono disporre di tutte le informazioni necessarie, e devono custodire con cura la documentazione tecnica delle apparecchiature, per agevolare interventi successivi. Prove pratiche possono migliorare la confidenza degli utenti, che devono dimostrare la piena capacità di utilizzo del sistema.
Come ogni macchina complessa, il sistema di allarme necessita di verifiche periodiche. Lo stato delle batterie, la sensibilità dei sensori, l’usura degli organi di comando, le condizioni dei cablaggi, devono essere controllati attentamente, con regolarità.
Certe apparecchiature sono in grado di segnalare la presenza di anomalie, ed anche di comunicarle a distanza, agevolando le operazioni di manutenzione
Il cattivo funzionamento spesso dipende dalla mancata manutenzione; i contratti di manutenzione programmata riducono inoltre la responsabilità dell’utilizzatore.
Attenti alle norme!
La normativa stabilisce i requisiti minimi per le apparecchiature e per gli impianti di allarme, ed anche le modalità di prova e collaudo. Norme specifiche per prodotti ed impianti indicano come evitare i rischi di folgorazione, ed altre norme stabiscono i criteri di resistenza alle manomissioni, al vandalismo, ed agli agenti atmosferici.
Il rispetto della normativa è obbligatorio, ed è obbligatorio anche, prima della consegna, procedere ad un collaudo completo dell’impianto. Variazioni ai luoghi protetti solitamente richiedono adeguamenti del sistema di allarme.
Ringraziamo Tradate Sicura per averci segnalato La Gesco e la sua Guida all’acquisto dei sistemi di sicurezza