Megalomani ma a ragione, superefficienti ma un po’ sboroni, i romagnoli si sono fatti la loro Metro, come Milano. Anzi meglio. Perché in più hanno il mare, il pesce, l’Appennino, la piadina, una regione come l’Emilia-Romagna please (chapeau!) e in più quella riserva di carnevale politico che si chiama bagno papeete, sì quello del Salvini in mutande di questa estate. Che si prevede farà scrivere e divertire tutti i giornali del mondo anche per la prossima estate tra slip, panze, cretinate lombardo-romagnole e lap-dance. Bene, il Metromare, che poi collegherà altri centri della Riviera e farà da ponte verso l’interno (ma chi li ferma più questi megalomani?) collega, su un tracciato protetto a base di superbus, la stazione di Riccione con quella di Rimini, con 15 fermate, 20 minuti circa di tempo di percorrenza. L’opera ha richiesto 92 milioni di euro di investimento ai quali ha contribuito anche la Regione e presto comprenderà anche la città di Rimini e Cattolica; Misano Adriatico e Cattolica, non servite dalla rete di Alta Velocità, potranno comunque avere da Metromare il vantaggio di un collegamento rapido ai treni superveloci. Inaugurato sabato 21 novembre da Paola De Micheli, Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti e Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia-Romagna, coi sindaci del territorio ed il Presidente della Provincia Riziero Santi, Metromare è un’opera di portata eccezionale anche dal punto di vista ambientale poiché, togliendo dalle infognatissime strade della Riviera circa 20mila auto, elimina 50 tonnellate circa di polveri sottili. Peccato che solo la sindaca di Riccione, cittadina che trae grandi vantaggi da Metromare, una certa Tosi, non abbia voluto essere presente all’inaugurazione di un’opera che farà molto bene all’ambiente e alla Riviera. Da sottolineare la complessità dell’opera che andava a incidere su un territorio turistico fortemente urbanizzato, abitato, dinamico; è stato necessario realizzare 4 nuovi sottopassi carrabili, 3 nuovi sottopassi e 9 ristrutturati, 9 sottovia, 2 ponti e 7 ponticelli scatolari, oltre a quattro rotatorie per l’inversione di marcia dei bus. E con ben 98 telecamere di videosorveglianza capillare monitorate costantemente da una centrale di controllo. Gli imponenti lavori, gestiti all’interno del limite di spesa, hanno avuto una regia operativa senza contenziosi, compresi i 680 espropri (residuano gli ultimi 14 procedimenti), secondo un modus operandi che è un classico riconosciuto agli emiliani-romagnoli: il pragmatismo democratico.