Piccolo è bello? Qualche volta no, specialmente se si va soli

17/12/18 - 4 minuti di lettura

 

 

 

Torna a scrivere per il nostro blog Silver Fox, affermato esperto nell’ambito delle tecnologie e questa volta nel riprendere l’argomento collegato alla parabola italiana dei majaps, rivela da un lato numeri estremamente interessanti e inediti e, da un altro, la nascosta ma non per questo meno preoccupante, fragilità delle PMI italiane della filiera-cucina, quella che chiamerei “dalla Moka al mobile”. Il grande successo mondiale dei beni e dei prodotti collegati a questo ampio settore perché targati made in Italy come simbolo di qualità, non può distrarci dal fatto che più si alza la domanda dei mercati mondiali a nostro vantaggio più si aprono immense praterie alla contraffazione. Rendendo nel tempo molto molto difficile l’espansione e la difesa delle PMI sui mercati. E’ successo tante e tante altre volte. Il made in Italy delle PMI è a rischio, inutile esaltarsi per crescite a due cifre dell’export della filiera-cucina. O si fa sistema, creando piattaforme forti come portaerei o troveremo milioni di cucine, chicchere, mobili, casalinghi made in Italy di lusso (finto ma chi distingue più?). Andando in giro per il mondo a visitare fiere, di questa ondata di contraffazioni ben accette ne ho già viste tantissime. E non in Cina….

di SILVER FOX.

E’ più che evidente che l’industria degli elettrodomestici in Italia ha vissuto e vive un periodo di profonda trasformazione. I campioni nazionali che si distinguevano per forza industriale e di penetrazione di mercato sono passati in mano straniere. I casi di Indesit e di Candy segnano il cambiamento dopo che i grandi terzisti già avevano lasciato il campo – vedi Antonio Merloni su tutti. In passato, la Ocean aveva vissuto un periodo drammatico con il colpo di mano del management francese (nostri sempiterni cari amici). Le grandi multinazionali presenti sul territorio nazionale quali Whirlpool e Electrolux combattono con un costo del lavoro e tasse insostenibili. Dobbiamo ringraziare di questa situazione da un lato il vincolo dell’Euro (paesi dell’est, con la massima benevolenza della Germania e assenso incomprensibile dell’Italia) si sono avvantaggiati su di noi con svalutazioni competitive a raffica, vincoli ambientali ridotti, sistema sociale meno garantito, ingenti investimenti dell’UE in infrastrutture) e dall’altro di Governi che si sono succeduti che non hanno ridotto drasticamente le tasse sulle imprese. La produttività è una rincorsa senza fine di fronte al contesto descritto a meno che non si persegua l’obiettivo delle fabbriche automatiche dove il limite della produttività tende all’infinito per occupazione “operativa” uguale a zero. I costi sociali sono in Italia già ben evidenti.ù

PMI italiane forti?

La forza dell’Italia sono sempre state le PMI, ancor oggi sono la spina dorsale del sistema e studi internazionali sono stati condotti a varie riprese per capire e assumere come benchmark. Forza e debolezza in quanto la struttura delle PMI difficilmente permette loro di crescere nelle dimensioni e giocare un ruolo internazionale di primo piano. I dati di commercio internazionale però affermano un indiscusso primato italiano legato al life style ed al bello e ben fatto e le migliori entrano nel mino dei gruppi con dichiarate mire di acquisizione.

Nulla di nuovo con la fotografia sin qui fatta. Ma quale può essere un paradigma vincente?

L’avvio di alleanze strategiche cross filiera su aree di business adiacenti può essere uno scenario da perseguire. Un caso veramente emblematico è costituito dall’ambiente cucina: in questo sistema complesso siamo veramente vincenti poggiando, come già detto, su life style, design, tecnologia e artigianalità Made in Italy. Il tutto non delocalizzabile e non clonabile. Prova ne è che oggi Milano è il riferimento mondiale.

35 milioni di cucine vendute nel mondo

Qualche numero del mercato globale: 35 milioni di cucine acquistate, 34 miliardi€ il fatturato. I paesi sviluppati fanno la parte del leone con 20 milioni di cucine ma la crescita dei mercati emergenti con 10 milioni è impressionante. Da non trascurare i nuovi paesi con 3 milioni.

“Fonte Export Planning-Sistema Informativo Ulisse”

Alleanze strategiche cross filiera cosa comportano? Attitudine a lavorare con altri impostando un rapporto di reciproca fiducia seppur operando in ambiente fortemente competitivo, co-working per sviluppare vantaggi di sistema, sinergie di massa per operare sui mercati esteri in modo vincente e apprezzato. In altre parole da nicchie a spazi meno angusti.

Piccole e brave non basta più, servono sinergie

Può essere un’iniziativa indipendente che aggreghi, un catalizzatore che sviluppi un modello e concretizzi? Nel 2019 forse ciò potrebbe succedere altrimenti si resterà così, puntando sulla forza dei singoli ma non dimenticando che le potenze economiche perseguono l’acquisizione dei campioni e la marginalizzazione di chi pur bravo non riesce a fare il definitivo salto di qualità.

Dai Comuni (micro e piccole imprese innovative) ai Principati (medie imprese in sviluppo) e così via, un nuovo Rinascimento aggregante forse è la risposta di odierna. Domani si vedrà, i modelli cambiano in ragione dei tempi.

In un sistema paese evidentemente in rapido declino il tempo è il vero fattore determinante per un rapidissimo cambio di paradigma. Estero si ma non da soli. Bisogna guardare ai corpi intermedi? Si ma solo quando la governance non è in mano alle multinazionali e magari solo con presenza commerciale in Italia: nel caso l’asfissia è garantita.

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