Rumors, Bertazzoni in Borsa con acquisizioni?

13/05/18 - 3 minuti di lettura

 

Sarebbe il coronamento ideale di un percorso famigliare e industriale di grande smalto oltre che esemplare. Se l’azienda emiliana, fondata nel 1882, guidata sempre dalla stessa famiglia e giunta alla quinta e sesta generazione con 80 miloni di fatturato, dovesse fare questo passo (e lo farà) troverebbe un’accoglienza eccellente. Ce lo confermano gli gnomi di Piazza affari che le PMI italiane di qualità e della filiera tecnoalimentare sono ambite, osservate, richieste. Ma prima -come ci ha assicurato con molta chiarezza Paolo Bertazzoni in una intervista post-EurocucinaFTK- occorre ingrandire il perimetro aziendale con qualche acquisizione. Che l’azienda è ben propensa a fare. E a proposito di EurocucinaFTK e dello straordinario successo che per primi da questo blog avevamo pronosticato, abbiamo parlato con Bertazzoni. “Sono ancora per così dire emozionato per l’incredibile successo della manifestazione, in termini sia di quantità che di qualità. E che contrariamente alle altre fiere ha registrato l’arrivo di una tipologia di operatori molto propensi al business”. E di business aziende brillanti del made in Italy come questa ne hanno avuto con accordi firmati addirittura in fiera.

Molta innovazione e un 2% in R&D

Ma a preparare esiti così positivi non può bastare la riuscita molto positiva di una grande manifestazione fieristica come EurocucinaFTK e del Salone del Mobile. Occore presentare ai probabili clienti e a quelli già inseriti nel carnet una notevole dose di innovazione. Il design assolutamente non basta. Occorre investire con decisione nelle tecnologie, di processo, di prodotto, di servizi. “Dal 2018 abbiamo stanziato 17 milioni di euro, triplicando quelli del periodo precedente, i nostri impegni in R&D hanno raggiunto quota 2 per cento del fatturato-conferma Bertazzoni-abbiamo presentato oltre un centinaio di nuovi modelli perché entriamo con prodotti dedicati nel canale dell’arredo, non solo per il mercato italiano ma per quelli di tutto il mondo.”. E del resto l’azienda, esportando il 90 per cento della produzione, deve ogni volta proiettare previsioni e strategie su una dimensione globalizzata; ed è per questo che è già funzionante dal 2017 il nuovo stabilimento, perché i numeri sono sempre più in crescita e il grande passo verso il built in per di più quello della fascia Premium, richiede flessibilità, consegne e varianti ineccepibili.

Esportiamo i valori italiani della buona cucina

A proposito di varianti e modelli come riesce un’azienda come Bertazzoni di dimensioni tutto sommato medio-piccole se rapportata ai competitor giganti, a vendere senza problemi in Australia, Cina, America e Medio Oriente una tipologia spiccatamente italiana come le cucine? “Non esportiamo solo cucine ma un prodotto con contenuti e valori italiani, un insieme di prestazioni, di tecnologie e di design inconfondibili, che si distinguono immediatamente e come tali vengono richiesti”. Quali progetti, in dettaglio, oltre a quello per il momento sottotono della quotazione, ha la famiglia Bertazzoni? “Si, sicuramente delle acquisizioni, l’inverso di quello che ci propongono perchè di offerte di vendere l’azienda ne riceviamo da sempre. Ma per i nostri ambiziosi progetti non abbiamo bisogno per il momento di aiuti esterni, con un 60 per cento di utili ante-imposte e le nostre capacità di autofinanziamento”. Intanto per i prossimi anni e in particolare per il 2018 si prospettano eccellenti risultati. Con ogni probabilità incrementi percentuali a due cifre.

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