Di moda? Si, da quando Starbucks ha aperto a Milano la sua prima show-room, finalmente anche da noi è arrivato il caffè Nitro (o cold brew, ma ben diverso dal caffè-filtro) che non significa alla nitroglicerina ma caffè preparato con l’estrazione a freddo tramite l’azoto. Una lunghissima operazione che serve a trasmettere pian piano tutto l’intenso contenuto di sapori e profumi all’acqua per poi caricare il tutto con l’azoto. La prima volta che l’abbiamo assaggiato è stata nel 2015, a Montreal, in Québec, la regione di lingua francese del Canada, al Paquebot, un locale aperto da poco, di classica ispirazione nautica, sul Belanger Est. Buono il Nitro? Si, molto morbido e delicato ma anche “saporito” perché il gusto viene esaltato dalla lunghissima estrazione dalla polvere macinata di fresco e messa in una brocca d’acqua a riposare per 24 ore nel frigo. Ma, ripetiamo, niente a che vedere con il caffè filtro lungo e poco saporito. Le quantità devono essere rispettate: 1 kg di caffè per 5 litri d’acqua (non troppo mineralizzata). Dopo le 24 ore di infusione la bevanda deve riposare fuori dal frigo per un’ora possibilmente dentro un boccale cilindrico di vetro. E quindi si passa alla immissione dell’azoto a pressione con lo stesso sistema che viene usato per la birra alla spina. Per ottenere un vero caffè Nitro occorre la macchina come quella del bar (viene fabbricata dal 2011). Ma seguendo le indicazioni di base (infusione per 24 ore, immissione di azoto con la bomboletta…) si può ottenere un Nitro domestico molto piacevole anche con la bomboletta di azoto. E, per variare con gli amici un dopocena estivo c’è la possibilità di creare dei cocktail avendo come base il caffè Nitro. Il Ti’tonic mescola acqua tonica, Nitro, limone, rabarbaro e ghiaccio. Ci è piaciuto molto il cold brew all’acero che mescola sciroppo d’acero, ghiaccio tritato al cold brew, una tazza di jogurt alla vaniglia, il tutto freddo e versato in un bicchiere Old Fshion: Si formeranno strati diversi di grande effetto.