Finiti i tempi in cui i cinesi saccheggiavano i brevetti altrui, copiando senza vergogna. Ora sono parecchie, e in tutti i settori della tecnologia, le aziende cinesi che portano nei tribunali di tutto il mondo i competitor, preferibilmente coreani e –lesa maestà- anche americani, per violazione dei loro brevetti. Questo accade in particolare per gli smartphone; il 18 ottobre a Monaco di Baviera, il costruttore cinese Huawei –fatturato 24,4 miliardi Euro, terzo in tutto mondo per le vendite di smartphone, primo sul gigantesco mercato cinese (seguito dai compatrioti Oppo e Vivo presto in Europa)- presenterà due apparecchi semplicemente strepitosi, Mate 10 e Mate 10 Pro. strepitosi perché imbarcano il primo vero chip di Intelligenza Artificiale superiore per prestazioni ad altri chip neurali, anche a quello del nuovo iPhone che tutti, con scarso senso di deontologia professionale, hanno celebrato sgangheratamente, eccessivamente. Ci spieghiamo con le semplici parole di chi, a IFA 2107, ha presentato il primo chip neurale (NPU, Neural Processing Unit) di I.A al mondo.
La differenza? Tutta la I.A. è al tuo servizio
Proprio così. Oggi disponiamo di apparecchi con I.A: tanta, e –scusate i termini banali- di eccellente qualità, solo che non è tutta disponibile, anzi, è situata nel cloud dell’azienda, su server molto potenti ma privi in pratica di quella flessibilità e di quella mobilità che la I.A. dovrebbe avere per una reale reattività a ciò che fa e che vuole l’utente di uno smartphone. Il chip neurale Kirin 970 di Huawei fa questo, diventa un ponte tra la stragrande potenza e intelligenza situata sui server dei cloud e i dati che provengono dallo smartphone. Tradotto in un esempio con parole poco scientifiche ma speriamo comprensibili, significa che mentre gli altri apparecchi –e non solo gli smartphone- a I.A. oggi disponibili devono usare gli assistenti personali come Bixbi di Samsung o Siri di Apple per creare il collegamento con l’I.A. sita nel cloud, quella Huawei, grazie al Kirin 970 si trova sulla scheda madre dello smartphone. Le possibilità di un dialogo diretto e immediato, “umanoide” tra smartphone e utente è tale che non c’è bisogno di dare ordini a nessun assistente per poi ricevere l’ok dal cloud e quindi avere l’esecuzione, ma basta fare domande per ricevere risposte e operazioni subito, all’istante. Si aprono opportunità gigantesche per assistere –per esempio- le persone per capire subito che cosa vogliono, per interpretare anche l’espressione, l’inarcarsi delle sopracciglia o altro….Per dare servizi personalizzati in real time.
Huawei piace molto agli italiani
Per avere un’idea delle doti di questo chip neurale, stando a quanto è stato dichiarato, può per esempio trattare 2mila immagini al minuto e con minor potenza e consumi; non esiste nulla di così veloce al mondo. E può compiere una quantità inimmaginabile di operazioni in contemporanea… Il 16 ottobre a Monaco di Baviera verrà presentato il primo degli smartphone con l’I.A. di Kirin 970, Mate 10 e probabilmente anche Mate 10 Pro. Ad un prezzo, pare, decisamente equilibrato. Una seconda news è che Huavei il 30 novembre apre a Milano il primo flagshipstore europeo ma sarà anche il primo negozio Huawei al mondo del nuovo modello esperienziale di store dove il consumatore potrà provare in modalità interattive ed “emozionanti” i prodotti digitali avanzati dell’azienda cinese. La scelta dell’Italia deriva dal fatto che Huawei è il secondo brand di smartphone in Italia e dopo la Cina, il nostro è anche il mercato più brillante e in maggior crescita.
Attacca i competitor al ritmo di 3.900 brevetti all’anno
A pochi giorni dalla presentazione che ha fatto Apple del nuovo iPhone, con il riconoscimento facciale grazie alla I.A., da Shenzen, sede del gigante cinese, è partita la sfida. “Il vero telefono a I.A è il nostro, e lo vedrete il 16 ottobre in presentazione mondiale. Ed entro 5 anni saremo il n.1 mondiale degli smartphone”. Huawei, attualmente al terzo posto mondiale per le vendite dopo Apple e Samsung, pare abbia depositato solo nel 2015 3.900 brevetti, e si presume che il ritmo di innovazione sia proseguito, è la prima società dell’elettronica di consumo che investe il 10% del fatturato in R&D e glielo riconoscono tutti, avversati, esperti, utenti. Sarà per questo che ha denunciato Samsung per violazione di brevetti chiedendo 11 milioni di euro di danni mentre Samsung ha attaccato con la stessa accusa chiedendo il doppio. E’ un bel match tra giganti cominciato da Cisco anni fa che aveva accusato Huawei di aver copiato i software dei router riuscendo così a tener fuori i cinesi dal mercato Usa delle Tlc. Il piccolo produttore cinese Baili ha vinto una causa contro Apple per aver copiato con l’iPhone 6, i suoi smartphone. E intanto Xiaomi ha comprato 1500 brevetti di Microsoft. Perché Google ha comprato per 924 milioni di Euro, i talenti e le innovazioni del gigante taiwanese HTC, vale a dire 2mila ingegneri e le licenze dei brevetti? E lo ha fatto dopo aver acquisito 5 anni fa Motorola che poi, dopo aver avuto esiti disastrosi di vendita, ha passato a prezzo di…liquidazione a Lenovo? Perché Google vuole a tutti i costi entrare nel ricco mondo della telefonia mobile che deve ancora conquistare più della metà dei mercati mondiali. E con prezzi in crescita.