Il deserto non è mai stato lontano dalle porte di Dubai. Ora questo moderno centro finanziario di circa tre milioni di persone, la città più popolosa degli Emirati Arabi Uniti (UAE) e la settima metropoli più inquinata al mondo, è circondato da un lato dal mare, dall’altro da un tappeto di sabbia apparentemente infinito.Negli ultimi 50 anni la città è si diventata una storia di successo ma con una drammatica sfida ambientale e vitale: l’invasione del deserto che avanza inesorabile divorando la fertile terra rimasta all’emirato. Circa l’80 per cento degli Emirati Arabi Uniti è ormai sabbia arida. Il loro ecosistema è fragile e lo sfruttamento insensato del capitalismo finanziario sta divorando risorse, acqua, terra…. Un rapporto del governo pubblicato nel 2019 affermava che “con un aumento della popolazione e dei sistemi di consumo alimentare, il degrado del suolo e la desertificazione stanno diventando dilaganti”. Trovare soluzioni efficaci è diventata una priorità per il Paese. Nel frattempo, Dubai, applicando tecniche di coltivazione e scelte di prodotti agricoli più adatti all’ambiente, ha ottenuto un risparmio idrico del 47% ed anche visto migliori raccolti di colture alimentari come l’anguria (17%), il miglio perlato (28%) e la zucchina (62%). Basterà? No. Il deserto, per l’incuria dei suoi abitanti e per l’orrenda marmellata di cemento che ha divorato terra preziosa, avanza inesorabile. Verrà solo rallentato in questo suo disastroso assalto.