Chi combatte il terrorimo jihadista in Africa? La Russia

20/02/23 - 3 minuti di lettura

Torna a scrivere per noi Flavio Pagani, esperto di politica internazionale, con un sintetico ma molto efficace report su come la Russia stia alacremente lavorando in Africa per rafforzare i tradizionali rapporti di collaborazione e stabilirne di nuovi, grazie anche a interventi militari in appoggio alle forze locali contro il vero, gigantesco, pericolo per l’Africa e il mondo intero: l’Isis, il terrorismo estremista musulmano.

Flavio Pagani – Tutti gli occhi puntati sulla guerra in Ucraina fanno dimenticare che in Africa purtroppo vi sono in corso decine di conflitte ben più sanguinosi, dove in genere l’intervento straniero si limita al supporto in armi o attacchi di droni come spesso fanno gli USA. I conflitti più sanguinosi sono quello dei grandi laghi in Congo Kinshasa, quello tra nel Tigray in Etiopia e quello in Sud-Sudan e la guerra Jihadista in Africa Occidentale, nel Corno d’Africa con propaggini fino al Mozambica ma non solo.
In Africa occidentale, infatti, all’interno delle operazione contro i terroristi jihadisti vi sono stati importanti sviluppi: le giunte militari del Mali e del Burkina Faso hanno espulso le truppe francesi, che hanno già sgomberato dal Mali mentre in Burkina le ultimi 400 truppe sono in sgombero per fine febbraio.

Notizie trapelate durante la recente visita del ministro degli esteri Lavrov in Mali in febbraio fanno ammontare i “consiglieri militari” russi nel paese a circa 1.400, ma la presenza di truppe combattenti russe, è negata dalla giunta militare di Bamako che ha ammesso solo la presenza di istruttori e consiglieri militari. Del resto in alcuni paesi Africani i russi stanno scalzando l’influenza francese da diverse ex colonie di Parigi e stanno assumendo un ruolo guida nella lotta ai gruppi insurrezionali jihadisti.

Il Burkina Faso ha recentemente dato una concessione mineraria aurifera di 41km2 al confine con il Ghana, per cui quest’ultimo paese ha protestato,  in cambio di “consiglieri militari” in numero non ancora specificato.

Oltre al Mali ed al Burkina Faso sono alleati della Russia anche la Guinea Conakry che vede una presenza economica di società russe nella gestione di miniere di bauxite con forze di sicurezza proprie, anche la Repubblica Centrafricana. Questa, con oltre 2.000 “consiglieri militari e contractor Wagner”, ha visto l’intervento russo ristabilire un certo controllo da parte del governo centrale sul paese che era precipitato nell’anarchia nonostante la presenza di migliaia di pace keeping ONU e di truppe francesi.

Addirittura il  Camerun nell’aprile 2022 ha siglato un accordo di cooperazione militare con Mosca che ha spiazzato europei e americani. L’accordo firmato a Mosca il 12 aprile 2023 dai ministri della Difesa del Cameroun Befi Assomo e Sergei Shoigu, prevede il supporto russo per l’addestramento delle forze camerunensi, la cooperazione navale e nella lotta a terrorismo e pirateria.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, è stato particolarmente attivo in questi primi 2 mesi del 2023 in Africa; in febbraio è arrivato nel Mali dopo la visita in Iraq,  per incontrare l’omologo Abdoulaye Diop e il Presidente ad interim, generale Assimi Goita al potere dal golpe dell’agosto del 2020,  si è poi recato in Mauritania, per concludere il suo tour in Sudan dove è stato firmato una accordo per l’apertura di una base navale russa a Port Sudan sul mar Rosso. In gennaio 2023 Lavrov aveva visitato il Sud-Africa, l’Eswatini (ex-Swaziland), l’Angola e l’Eritrea: in questi paesi la Russia ha consolidato i rapporti in essere, come in Sud-Africa dove sono in corso in questi giorni esercitazioni militari aereonavali congiunte con la partecipazione anche della Cina.  

Tutto questo attivismo russo in Africa è propedeutico alla necessità di mantenere i rappporti di amicizia esistenti; nelle assemblee internazionali neutrali o non schierate sulla questione della guerra in Ucraina i paesi africani si sono astenuti o non votano sulle risoluzioni  ONU.

Flavio Pagani

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