Chip shortage, ecco come i dazi di Trump dimezzarono l’import

31/10/21 - 2 minuti di lettura

Nel 2018 Donald Trump aveva preso una serie di provvedimenti per colpire con dazi di diversa entità i produttori coreani di apparecchi elettrodomestici, aveva quindi proseguito con le importazioni di prodotti elettronici cinesi, bloccando l’arrivo delle gigantesche forniture di chip per semiconduttori che fanno funzionare le fabbriche americane di auto, apparecchi meccanici, elettrici, la sanità,le industrie delle armi. E cioè l’economia del Paese. Bloccando l’import di acciaio e alluminio dall’Europa riuscì a mettere in crisi la manifattura americana che divora gigantesche quantità di metalli. Ma soprattutto Trump mise le basi di quell colossale chip shortage che oggi, grazie anche al Covid, sta rallentando la ripresa mondiale. A fine 2021, per esempio, dopo i danni provocati dal lockdown generale del 2020, l’industria mondiale dell’automotive registrerà un ulteriore passivo da mancate vendite e profitti di oltre 210 miliardi di dollari. Leggete attentamente quanto vi spiego in queste righe: quando Trump applicò dazi del 25 per cento sulle importazioni dalla Cina, per un valore di 43 miliardi di dollari, sapeva che tra i prodotti c’erano anche i preziosi semiconduttori, necessari per far funzionare la manifattura americana. Nella sua mancanza di lucidità politica e nella sua ormai cieca strategia distruttiva, blaterava a destra e a manca che così avrebbe favorito i produttori americani che ,senza la concorrenza cinese e asiatica, avrebbero venduto i loro chip. Colossale idiozia perché i produttori mondiali di chip sono asiatici, in America è rimasto pochissimo. “Faremo nuove fabbriche” berciava con il parucchino svolazzante, applaudito dal codazzo dei loschi nazi-negazionisti “patrioti”. Anche questa è una idiozia. Per realizzare una fabbrica di chip occrrono centinaia di milioni di dollari per almeno tre anni, un nugolo di ingegneri che, in Usa, scarseggiano tant’è vero che ne accolgono da tutto il mondo, una quantità giornaliera mostruosa di acqua dolce (da ripulire) e per trasportare le linee di produzione, tre Boeing 747. Inoltre, non è possibile impiantare una fabbrica in città, ma in zone lontanissime poiché occorrono spazi enormi perché la produzione, per sostenere gli ingenti finanziamenti, deve sfornare quantità colossali di chip. Quanto al tempo, la complessità della progettazione, dell’installazione, delle verifiche, dei collaudi e del marketing richiede non mesi ma almeno due anni. Ecco perchè il chip shortage di oggi ha due colpevoli, uno è il Covid ma l’altro è Trump.

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