Digital Product Passport, nuova fuga in avanti di Bruxelles

08/03/24 - 3 minuti di lettura

Mercoledì 20 marzo,  a Bruxelles, sarà il retail europeo rappresentato da Eurocommerce a cominciare una dura opposizione contro quella che sembrerebbe essere l’ennesima fuga in avanti della Commissione Europea. A raccontare quello che sta accadendo è  Andrea Scozzoli, presidente  Aires, l’associazione che riunisce i gruppi e le catene della distribuzione della tecnologia domestica e Davide Rossi direttore generale. Come  Scozzoli ci ha confermato  l’anno non è cominciato bene. “Ci aspettavamo un 2024 di rilancio dei consumi e invece lo chiuderemo con un -2-4 per cento dopo un 2023 a -7.  Ma c’è dell’altro e di più preoccupante”.

Il Digital Product Passport- Andrea Scozzoli, parla di  “bulimia normativa” della Commissione europea. E in particolare contro l’incombente iniziativa del Digital product Passport che dovrebbe essere sostenuto dal retail europeo che avrebbe così l’obbligo di certificare l’ecosostenibilità dell’intera filiera dei fornitori. E tra l’altro anche quella  dei fornitori dei fornitori di servizi. E tutto questo riguarderebbe una gamma enorme di apparecchi costruiti in gran parte  in siti lontanissimi e spesso non tracciabili.. Che siano comunque tempi difficili lo testimoniano non solo le acquisizioni e le concentrazioni che percorrono il settore degli elettrodomestici, ma anche quello del retail e l’ultima vicenda riguarda il ripetuto tentativo dell’Hedge Fund Eliott Investment Management, proprietario del Milan, di acquisire il controllo dell’insegna inglese dell’elettronica di consumo Carrys PLC. Cosa accadrà quando l’inevitabile prolungamento del blocco degli stretti comincerà a svuotare i magazzini di prodotti e pezzi di ricambio? “Gli effetti di questi blocchi sono ancora minimi-risponde Scozzoli-ma sappiamo che poi tutto questo avrà come conseguenza un ulteriore aumento dei listini”. E’ l’intero settore a essere investito di compiti impossibili, per esempio secondo nuove normative comunitarie i produttori europei avranno l’obbligo di dichiarare la durabilità degli apparecchi con tutte le responsabilità derivanti da questa certificazione. E con un interrogativo  che riguarda anche il retail e cioè la totale mancanza di parametri. E’ per questo che EuCer ha  intrapreso un dialogo operativo con APPLIA Europe (che riunisce le associazioni europee dei produttori) per individuare un territorio comune  su questi problemi. E per arrivare a tavoli di lavoro per strategie comuni di risposta a Bruxelles. Dove per troppo tempo alcune associazioni europee dei rivenditori sono state quasi del tutto assenti, dimostrando una scarsa conoscenza e un disinteresse per i complessi percorsi legislativi comunitari. “Ma appare assolutamente insostenibile -sottolinea Scozzari- che l’Europa si stia ingessando in una serie di stringenti normative green che non esistono in nessuna parte del mondo”. E che, come accade per altre decisioni comunitarie, hanno favorito e favoriscono la concorrenza sleale di competitor che producono merci in condizioni di dumping socio-economiche non avendo nei paesi d’origine nessun obbligo di rispettare nè l’ambiente nè le persone. “Noi siamo certamente d’accordo nell’alzare l’assicella dell’ecosostenibilità e della protezione ambientale –sottolinea Davide Rossi-accelerando la transizione digitale e circolare secondo gli obiettivi posti dal Green Deal. Ma, come ha fatto notare Hans Carpels, presidente di EuCer, le aziende, per fare una politica verde non devono avere i conti in rosso. Solo i produttori e i distributori si possono assumere la responsabilità, avendone le competenze, di fornire le certificazioni di eco sostenibilità dei prodotti che immettono sul mercato”. Pesanti tensioni anche dalla vicenda riguardante la Carbon Tax, la tassa sulle emissioni dell’acciaio importato dai paesi extra europei e in regime transitorio da ottobre (in vigore dal 2026).L’omissione dei burocrati di Bruxelles rischia di mettere in crisi le industrie europee poiché la Carbon Tax non verrà applicata ai prodotti finiti di importazione che contengono acciaio. E così ancora una volta saranno  favoriti i concorrenti extra europei.

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