Ecco i -veri-dazi trumpiani verso la Cina, molto simili a quelli contro l’Europa, compresa l’Italia

21/01/25 - 1 minuto di lettura

Da un nostro contatto riservato operante nell’entourage trumpiano riceviamo alcune annotazioni molto utili….

  • E’ un primo promemoria commerciale: il promemoria, emesso subito dopo l’insediamento di Trump, ordina alle agenzie federali di esaminare attentamente i deficit commerciali e le pratiche sleali dei principali partner commerciali, con la Cina al centro dell’attenzione.
  • Accordo commerciale del 2020 in fase di revisione: la direttiva di Trump include la valutazione del rispetto da parte della Cina dell’accordo del 2020, che imponeva a Pechino di aumentare gli acquisti di beni statunitensi di 200 miliardi di dollari all’anno, un impegno ampiamente disatteso a causa della pandemia. IDEM PER I PAESI EUROPEI, INCLUSA L’ITALIA. Non e’ vero che l’Italia avrà un trattamento diverso. Solo apparentemente.
  • No a tariffe immediate: contrariamente alla retorica della campagna che prometteva tariffe elevate sulle importazioni cinesi, l’amministrazione sembra adottare un approccio più strategico. Gli analisti suggeriscono che questo potrebbe calmare i mercati finanziari nel breve termine. Ma le borse poi avranno una reazione negativa per la perdita dei listini fondamentali.
  • Tariffa universale prevista che deve colpire l’Europa: gli esperti di commercio ritengono che Trump resti impegnato a imporre una tariffa globale come parte della sua agenda economica. Si prevede che l’amministrazione invochi statuti come la Sezione 232 o la Sezione 301 per future azioni commerciali. L’approccio misurato di Trump alle tariffe suggerisce una possibile finestra per i negoziati, ma gli obiettivi più ampi dell’amministrazione, come spingere la Cina a rispettare i suoi impegni commerciali, potrebbero portare a rinnovate tensioni. LE INDUSTRIE MANUFATTURIERE SARANNO COLPITE IN MODO DIFFERENZIATO MA SARANNO COLPITE CON L’INTERRUZXIONE  E I RINCARI DELLE FILIERE DI FORNITURA.  La direttiva rafforza l’intento dell’amministrazione di ritenere la Cina responsabile per pratiche percepite come ingiuste, mantenendo la pressione in linea con la strategia commerciale del primo mandato di Trump.
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