Guardate questo luogo magico, Il Rifugio del Gelso, è in Lombardia

20/10/21 - 3 minuti di lettura

Un luogo poetico, un intervento altrettanto poetico e di buona architettura che ha “creato” un luogo quasi immaginario ma che esiste. Si chiama Il Rifugio del Gelso, il gelso c’è, residuio di antiche lavorazioni della seta e degli allevamenti dei bachi da seta, è là, nell’Alta Brianza. A trasformare un piccolo fabbricato agricolo in un delizioso angolo segreto di Paradiso è stato lo studio a25architetti, fondato nel 2018 dai fratelli Francesco e Paolo Manzoni. Che ha peraltro sede proprio in un altro angolo di Paradiso, Sirtori, posto ai piedi del crinale collinare Montevecchia, uno dei posti più belli d’Italia. Una specie di angolo fermo nel tempo e nello spazio circondato di sole e colori, in un clima mediterraneo, e così riservato e segreto che lo conoscono solo in pochi. La trasformazione è stata un vero piccolo capolavoro. Lasciamo la parola scritta ai progettisti che hanno saputo descrivere con grazia il percorso che ha ben interpretato lo spirito del luogo.

Un piccolo fabbricato agricolo, a servizio dei terreni circostanti in alta Brianza, diventa oggi Il Rifugio del Gelso, un luogo che assolve la funzione di deposito/fienile e allo stesso tempo di uno spazio conviviale. Fondato nel 2018 dai fratelli Francesco e Paolo Manzoni, a25architetti è uno studio di architettura con sede a Sirtori, un piccolo paese ai piedi del crinale collinare di Montevecchia in alta Brianza.
Il territorio in cui sorge è stato caratterizzato fin dagli inizi del ‘900 dalla produzione della seta e dall’allevamento del gelso, il cui fogliame veniva impiegato come alimento per i bachi da seta. Oggi i terreni e terrazzamenti collinari vengono utilizzati per altre attività e di alberi di gelso ne sono rimasti pochi esemplari, uno di fronte al Rifugio. Una volta ripulito lo stabile di tutti i materiali di risulta utilizzati, l’edificio mostra la sua struttura molto semplice in cemento “magro”, ripulita poi nella parte sottostante, mentre nella parte sovrastante a sostituzione dei tamponamenti precari è stato realizzato un nuovo paramento murario con mattoni di cemento. Il progetto risponde all’esigenza del proprietario di aver una parte di deposito/fienile al piano superiore e uno spazio più conviviale, oltre che di ricovero attrezzi, al piano terra di diretto accesso al sentiero posto dinanzi. Proprio qui trascorre gran parte del suo tempo il proprietario, un operaio della Garelli del 1940, che dopo una vita passata lavorando ora ha reso questo luogo la sua vita, trovando sempre occasione di scambiare quattro chiacchiere coi passanti, e facendo diventare il Rifugio un insolito luogo di incontro. Entrando si trova un vero e proprio rifugio “arredato”: un piccolo tavolo con delle sedie attorno e una sola finestra a inquadrare il paesaggio circostante. Un luogo intimo, privato, quasi segreto. Al piano superiore invece lo spazio è adibito a deposito per l’attrezzatura agricola. Se un tempo l’edificio era stato tamponato con materiali di risulta, ora vengono impiegati mattoni di cemento. Il progetto reinterpreta in chiave contemporanea gli antichi paramenti murari dei grigliati a croce utilizzati nelle vecchie cascine e nei vecchi fienili. Ad oggi il Rifugio viene utilizzato come ricovero attrezzi e deposito di piccole “balle di fieno” già essiccate: ecco perché non è stato necessario un paramento murario forato o quasi interamente aperto, adatto invece all’essiccazione del fieno. I materiali sono lasciati grezzi, semplici ed autentici, come lo era già la porzione esistente al piano terra. Mattoni in cemento per i tamponamenti della parte alta, legno di abete per il tetto, coppi in laterizio e lamiera grezza per i canali e i pluviali.

La porta esistente in lamiera è stata verniciata in color ottone, a sottolineare il valore prezioso di questo piccolo Rifugio per il signor Benvenuto, e a indicare che dietro quella porta esiste un legame affettivo, una storia e tutte quelle storie che ancora abbiamo il dovere di ricordare perché sono esse stesse la storia di ognuno di noi.

Photo credit Marcello Mariana

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