Un tizio, per fortuna nostra, dimenticato- da ministro delle finanze, anni orsono, ebbe a dichiarare “Con la cultura non si mangia” rappresentando così il peggio dell’idiozia sovranista-leghista di ieri e di oggi, dell’imprenditoria e del managerismo rapaci di sempre. Per questi personaggi e per i “governatori” del Nord investire in cultura “costa”. Investono in inquinamento, sagre delle frittelle, iniziative anti-civiltà come quella roba orrenda del Congresso della famiglia di Verona che è contro la cultura, la bellezza, la donna e l’intelligenza. Invece di aiutare il vero motore della civiltà: la cultura. Non solo con la cultura si mangia e si vive bene ma si progredisce nei secoli e si superano le periodiche crisi economiche. Firenze oggi è un gioiello di immenso valore grazie a quei commercianti fiorentini e al grandissimio mecenate che fu Cosimo de’ Medici, e attira fiumane di turismo, ricchi investimenti ed è una città progredita, stupenda. Tutto cominciò nel ‘400 quando i commercianti di Firenze commissionarono al grande Brunelleschi la cupola del Duomo stanziando – come riferisce un report di Federculture del 2012-una somma equivalente a 350 milioni di euro. Il capitale investito -sottolinea Federculture- si è moltiplicato nei secoli all’infinito e il patrimonio culturale della città è il suo motore di crescita e sviluppo civile.
Ecco come far “rendere” la cultura
Chi non è ignorante come moltissimi lo sono nell’attuale Parlamento, è in grado sicuramente di verificare, leggendo i bilanci delle aziende, un dato di fatto: proprio quelle che hanno investito in cultura, in formazione, in R&D, in innovazione, risultano essere le più avanzate. Che cosa invece hanno fatto gli attuali responsabili a Roma della cultura? Tagli. E adesso vi raccontiamo alcuni esempi reali di come si possa conciliare arte, civiltà e profitto. Si può e questa conciliazione rende in modo assai duraturo. Barumini, in Sardegna, con i suoi 1300 abitanti circa, vanta per esempio un complesso nuragico straordinario, Su Nuraxi, riconosciuto dall’Unesco quale Patrimonio dell’Umanità. Barumini, pur essendo un piccolo centro per di più in una regione afflitta da storiche carenze infratrutturali, decise anni orsono di investire le sue poche risorse in cultura, valorizzando in ogni modo questa ricchezza unica. Risultato? Ogni anno Barumini e Su Nuraxi vengono visitati da 200mila turisti, di quelli -per così dire- “buoni”, colti e stranieri. Il celebre Museo Guggenheim di Bilbao (nella foto) costato 132 milioni di euro ha recuperato questi investimenti in soli 7 anni e ogni anno da 1997 la città incassa in turismo (prevalentemente culturale e medio-alto) oltre 200 milioni di euro.
E’ sempre l’Europa a finanziare la cultura!
Diventare per esempio capitale europea della cultura (2 città ogni anno lo diventano) comporta un aumento immediato del 12-14 per cento di arrivi con un calo comprensibile degli anni successivi intorno al 4 per cento ma in linea di massima con un aumento acquisito del turismo e soprattutto con un miglioramento permanente dei servizi, delle infrastrutture e dell’offerta culturale per la città e i dintorni (Fonte: Roberta Garibaldi, “Capitali europee della cultura, effetti, ricadute e obiettivi”). A finanziare è come sempre l’Unione Europea che per il periodo 2014-2020 ha stanziato 1,4 miliardi di euro! E del resto in Europa il valore del settore culturale e creativo rappresenta tra il 4,5 e il 5 per cento del PIL europeo e l’effetto moltiplicatore sull’economia di un paese, di una città, di una regione raggiunge per il solo patrimonio artistico-culturale il 2 per cento (Unioncamere, Symbola). Gli studi riguardanti gli effetti economici del patrimonio culturale e della sua valorizzazione sono ancora limitati, poche le tesi, pochi gli studi sistematici e approfonditi. E soprattutto mancano compendi di esempi reali analizzati a fondo in modo che nella loro inevitabile varietà possano offrire ad amministratori pubblici e a soggetti privati preziose indicazioni operative.