La CMA, l’autorità antitrust del Regno Unito, ha dato finalmente l’ok anche se non ufficiale alla joint Arcelik-Whirlpool, in quanto non è stata giudicata contraria alla concorrenza e nemmeno agli interessi dei consumatori. La decisione definitiva verrà resa nota il 26 marzo, già programmata dagli esperti inglesi dell’ente governativo. “Siamo molto lieti-comincia così il comunicato ufficiale di Whirlpool- che la CMA abbia provvisoriamente autorizzato la nostra proposta di transazione con Arcelik per creare una nuova società europea di elettrodomestici. Riteniamo che la transazione sarà positiva per la concorrenza e che la nuova entità sarà ben posizionata per offrire valore ai consumatori attraverso marchi attraenti, produzione sostenibile, innovazione di prodotto e servizi ai consumatori” . La nuova società, Beko Europe, vale 6 miliardi di euro di fatturato annuo e conterà su 20.000 dipendenti più altrettanti per l’indotto, con un controllo maggioritario del 75 per della Arcelik. La decisone dell’ente inglese è arrivata sorprendentemente prima della fine di marzo come la CMA aveva comunicato e rivela un cambiamento dell’opinione originale quale era trapelata da indiscrezioni. Gli inglesi, con i competitor cinesi e coreani a soffiare sul fuoco, temevano che la somma delle due quote di mercato avrebbe conferito al nuovo gruppo un potere dominante quanto ai prezzi, tale da poterli alzare o comunque controllare. Errore da ogni punto di vista. E infatti le puntuali argomentazioni della controparte invece hanno dimostrato l’inverso: il mercato inglese è dominato da una guerra dei prezzi e della qualità (sempre più bassa) scatenata dai competitor coreani e cinesi e dal trade a caccia di quote. Cosa sarebbe accaduto se il parere fosse stato negativo e se la CMA avesse chiesto qualche forte limitazione delle attività del nuovo gruppo? Certamente un rallentamento delle operazioni destinate a portare avanti l’integrazione tra i due giganti e con reali rischi –secondo sindacati e politici europei- per l’occupazione e l’indipendenza di quello che è rimasto in Europa del settore. Quanto alla reazione del governo italiano –che aveva ventilato l’ipotesi di far valere il golden power a tutela del made in Italy- dovrà affrontare le pesanti incertezze riguardanti le fabbriche di elettrodomestici italiane. Dopo le ripetute richieste dei sindacati il 22 febbraio si svolgerà un incontro con il Ministro Urso per far fronte alla perdurante crisi dei mercati ma soprattutto alla costante caduta dei prezzi e alla difficoltà di reggere una competizione basata su prezzi stracciati che solo le multinazionali asiatiche, favorite da sovvenzioni statali e da dumping socio-economiche, possono sostenere.