Perchè i prezzi Amazon sono più alti dei negozi?

27/02/18 - 3 minuti di lettura

 

 

Nel 2000 i punti vendita dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici erano circa 1.800. Poi hanno comincato a correre, facendo a gara a chi ne apriva di più e di più kolossal und piramidal. Tra lazzi, frizzi e cotillons. Salivano vendite, profitti e mq. Nel 2008 il totale si stava avvicinando a quota 3mila (erano circa 2.800). Troppi negozi, molti inutili, tanti in perdita. Poi è cominciata la crisi, non della domanda ma del valore, con promozioni selvagge, autolesionistiche. Tutti i prezzi medi intanto scendevano a rotta di collo. Anche i punti vendita e nel 2010 il totale era già sotto i 2.500. Poi nel 2013 intorno ai 2.200 e oggi siamo sotto i 2mila. “Strane” manovre nella regione più povera insieme alla Basilicata e alla Sardegna, e cioè la Sicilia, hanno portato a numeri enormi i punti vendita ogni 100 abitante e per di più in province dove il serbatoio di possibili clienti è sempre stato basso, con concentrazioni di aree gigantesche di punti vendita di tutte le catene e gruppi (sino a 15mila mq, Misterbianco per esempio, non l’unica). E a distanza di 15 km era aperto un centro commerciale gigantesco con altrettanti impavidi retailer. Hanno resistito a lungo (perché?).

Cucù, il valore non c’è più

Poi hanno ceduto pian piano anche perchè se non ci sono “danè” non c’è niente da fare….non conviene più a nessuno tenere aperte gigantesche showroom. A nessuno, e non solo ai proprietari dei punti vendita….Nel frattempo per colpa dei retailer anche i segmenti che rendevano, il bianco, il built-in, il clima cadevano sotto la mannaia delle promozioni, compresa quella americanata che è il black friday che non aumenta affatto la platea delle vendite, spesso la anticipa. E nelle convention (spesso carnevalate costose) tutti parlavano di “valore”, servizi, consumer satisfaction, esperienza emozionale, marketing del mq. Nomi illustri come la Derta dei Sonato (il mitico Albino, presidente Euronics a lungo) sono crollati.

E non diamo la colpa ai commessi, prego

E stanno crollando. Il valore non c’è più. I margini pure, e le fabbriche anche, via in Cina o nell’Est Europa, con aziende distrutte non solo dal costo del lavoro molto basso degli schiavi asiatici, ma dalle iniziative demenziali pluridecennali di tutti: in primis alcuni importatori di pessimi prodotti e poi catene, catenine, catenone, gruppi, indipendenti, aggregati, affiliati e che Dio li abbia in gloria se sopravvivono. Presto ne chiuderanno a decine e decine di punti vendita e finalmente arriveremo ad un numero fisiologico. Perché il bello -tenetevi senza ridere troppo-è che i prezzi di Amazan spesso sono superiori a quelli di molti volantoni e in certi casi anche a quelli medi del negozio…Qualche scioccherello degli anni delle ruggenti promozioni obiettava alle critiche con argomenti tipo: “ Ma insomma, il 70 per cento delle mie vendite le faccio con il volantone e il sottocosto”. Quel bottegaio ha chiuso nel frattempo, ingloriosamente. Aspettiamo e vedrete, di quelli che sghignazzvano quando qualche esperto diceva che con le loro promozioni e i sottocosti rovinavano tutto, ne stanno restando in pochi. Aspettiamo. Spiace molto per i dipendenti, spessissimo incolpevoli perché dietro un commesso inadeguato c’è un capo o un proprietario perlomeno incompetente.

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