Si traveste da cellulare, intercetta tutte le conversazioni che avvengono nel giro di un centinaio di metri e quindi localizza i terroristi e I malviventi che stanno parlando al telefono. L’ultima impresa di questa “spia” speciale è stata l’arresto di due nordafricani che a Marsiglia stavano preparando un mega attentato su ordine di Isis. I cultori della privacy (che i delinquenti di mezzo mondo alimentano e sostengono) starnazzano, si lamentano, protestano e vorrebbero bloccare perché, a loro dire, spie come queste limitano la libertà delle persone. Sino ad ora, per la verità, l’IMSI-catcher -perché è di questo che si tratta- ha contribuito a catturare fior di criminali, a beccarne conversazioni rivelatrici, a prevenire attentati o delitti e anche a catturare qualche colpevole dopo che li ha commessi. E’ un dispositivo che si presenta come cellulare-radio e come tale riesce a ottenere l’IMSI, cioè il numero che identifica ogni Sim. E quindi ascolta, vede chi chiama, legge il traffico Internet, gli SMS, gli MMS, i siti visitati dei telefoni intercettati. Può anche bloccare le chiamate e poi localizzare immediatamente quelli che stanno usando i cellulari.
In Cina lo usano le gang
Per chi non ha nessuna conoscenza di telecomunicazioni ecco, un po’ più in dettaglio, cosa fa l’IMSI-catcher: travestendosi da antenna radio cattura i segnali provenienti dai cellulari senza che nessuno se ne accorga, e quindi li passa all’antenna dell’operatore che poi li smista secondo le indicazioni, senza che nessuno possa individuare l’intruso. Di tutto ciò non resta fortunatamente traccia. Fisicamente l’MSI-catcher viene trasportato in una piccola valigetta, oppure montato su automezzi o nella zainetto. Come riesce un dispositivo che ha alle spalle qualche anno –sia pure costantemente aggiornato- a valicare le formidabili protezioni digitali di cui godono gli smartphone, oggi? L’IMSI-Catcher è nato approfittando di un bug della rete 2G, e poiché gli attuali smartphone 3 e 4G non hanno più questa falla della sicurezza, l’IMSI-catcher aggira il problema costringendo per così dire i telefoni a operare in 2G. Un unico autentico problema ben lontano dalla eventuale violazione della privacy: in Cina a usare il cacciatore di segnali sono della bande criminali per captare –per esempio-i siti delle banche tramite falsi siti bancari con attività di pishing.
Dark Web, l’hi-tech dei criminali
Fortunatamente la polizia ne ha arrestati una caterva proprio di recente bloccando la vendita sul Deep e sul Dark Web di IMSI-catcher, ad un prezzo non indifferente, 25mila euro. Sui siti, anche quelli in chiaro, si vendono molti , troppi, software-spia. Uno in particolare, il Keylogger, è un software e anche un hardware che cattura segretamente i movimenti di digitazione sulla tastiera (in realtà sono disponibile molte versioni di questo dispositivo). Ma il vero flagello del Deep e del Dark Web, insieme alla pedopornografia (oltre il 30% del traffico), è il loro uso massiccio da organizzazioni come l’Isis. Secondo Clusit, molti siti condividono indirizzi Bitcoin per la raccolta di fondi per finanziare le cellule operative ISIS in Occidente, ed è reperibile il testo “Bitcoin wa Sadaqat al Jihad” che addirittura spiega come acquistare armi nel Dark Web per azioni terroristiche. Le tecnologie software più avanzate, le reti più nere e nascoste che escono dal mondo dei motori in chiaro come Google, sono quasi esclusivamente usate da organizzazioni ad alto tasso di criminalità. Si sa, per esempio, che tre quarti dei milioni di reperti archeologici –spesso frantumi di reperti- provenienti dalle distruzione e dai saccheggi americani, inglesi e dei Daesh nel corso delle guerre in Iraq, Kuwait, Siria e Afganistan viaggiano sul Deep e sul Dark Web sui più potenti network di navigazione anonima. E che i viaggiatori hi tech sono anche in grado di violare qualsiasi mail, sito, blog, conversazione….A confronto dei quali l’IMSI-catcher è un giochino da educande.