Ogni tanto, a imitare i think thanks americani che sfornano periodicamente cifre fantasiose sull’IoT, sulla smart house e simili, ci si mettono anche quelli nostrani, raccontando di aver dati in base ai quali il mercato italiano dell’Internet of Things (IoT) crescerebbe a rotta di collo. L’ultima release sul tema addirittura parla –a sproposito secondo molti e anche secondo noi-di un +40% nel 2016 sul 2015. Si tratta, come è noto, del comunicato uscito il 21 aprile 2017 dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, che riferisce anche di un valore totale di 2,8 miliardi di euro. Senza nessuna ipocrisia è bene subito affermare che l’IoT in Italia, come nel resto d’Europa e anche nel mondo, riguarda soprattutto gadget, non è autonomo, sfiora appena la security e la casa, e trova un’applicazione consistente e in crescita quasi esclusivamente nella smart building. E con molta trasparenza lo confermano gli stessi ricercatori dell’Osservatorio quando affermano che a spingere questa crescita è stata la normativa riguardante lo “Smart metering gas” che impone alle aziende delle utility di installare entro il 2018 in Italia almeno 11 milioni di contatori intelligenti. E che funzionino ovviamente. E infatti è stata proprio la partenza dell’onda delle sostituzioni dei vecchi contatori, che ha fatto scattare al 40% l’aumento delle vendite di IoT. Poi occorre anche considerare che nel determinare quel balzo del 40% hanno influito anche altri settori come quelli delle Smart Car, della Smart Building e della Smart Logistic.
Quali statistiche per IoT?
In fondo, ma molto in fondo, viene indicato in alcune decine di milioni di euro (180) il controllo e il dialogo interattivo in remoto con la casa, con i suoi singoli apparecchi e impianti. Va infine considerato –e lo ricordiamo a chi cerca dati e trend- che gran parte delle vendite di oggetti e apparecchi IoT sfugge a qualsiasi statistica. Chi riesce a conoscere, contabilizzare e analizzare le App che consentono di dialogare con la casa dallo smartphone? Chi conosce in dettaglio il comparto della security, costituito in gran parte da piccoli e medi importatori di prodotti cinesi, con prodotti spesso dotati di funzioni domotiche e addirittura in qualche caso di scenari domotici? Chi conosce i numeri delle vendite on-line di pentole&padelle, termostati, lampade, smartphone?….Certo, per i puristi dell’IoT questi sono solo gadget, ben più serie sono le smart grids, le smart city, le smart smart (purchè costosissime e che generino consulenze superpagate). Ma gli esperti di ora erano gli stessi che, per almeno 20 anni hanno inchiodato la domotica alla pura discussione teorica su standard, protocolli e compatibilità e incompatibilità, con snervanti convegni, ricerche ed eventi circoscritti al mondo dei tecnici, dei tecnologi e degli accademici, tutti in moderazione di convegni, in oratori a convegni, in chiosatori di teorie ai convegni. In una inutile gara a chi le sparava sempre più complicate perché più si protraeva questa gigantesca e mondiale diatriba fra associazioni ed enti normatori, più la domotica restava –e doveva restare-chiusa nel ristretto cerchio dei super esperti, ripetiamo super-remunerati.
Via la teoria dei protocolli ecco l’IoT
Chi scrive queste note conosce molto bene il settore delle cosiddette nuove tecnologie, ha scritto libri sulla domotica, ha scritto centinaia e centinia di articoli sul Sole24Ore, e in particolare sul “mitico” inserto “Alfa”del Sole, proprio sull’infinite, estenuanti diatribe intorno ai protocolli. Aspettando la banda larga, gli accordi, la compatibilià. Poi finalmente è scoppiata l’IoT e prima ancora gli smartphone e prima ancora la banda larga, e poi su tutto la flessibilità straordinaria del Wi Fi. E la domotica tradizionale cioè teorica è andata a sbattere contro i muri eretti dagli esperti in convegni. E oggi , a prescindere da tutto e in particolare dallo snobismo del mondo accademico e scientifico, gli oggetti IoT sono sul mercato, applicati negli elettrodomestici, nell’elettronica di consumo, nelle Tlc, nell’impiantistica domestica e soprattutto nella componentistica domestica. Ci sono eccome ma, a causa dell’impreparazione storica del trade e della loro sistematica distruzione del “valore” dei prodotti, non si riesce ad avere un panorama statistico adeguato ma solo stime su quante lavatrici e forni intelligenti si vendono, su chi ne decide l’acquisto (pare, secondo una nostra ricerca condotta con Federcasalinghe, che sia la donna nel 70% dei casi). E quante App le donne scaricano per controllare la casa in remoto, per avviare l’irrigazione o il climatizzatore. E onde evitare che questi umili oggetti siano per così dire sottostimati, è bene ricordare che un oggetto è IoT qualora comunichi in maniera digitale e che sia connesso, direttamente o tramite altri dispositivi, al protocollo Ip di Internet tramite microcontrooloi o microprocessori. Il tutto destinato, come avviene da sempre nell’elettronica, a scendere velocemente nei costi.