Toccare la luce, toccare il suono. Sembra una magia ma da qualche anno la società inglese UltraHaptics ha studiato e sviluppato una tecnologia che utilizza gli ultrasuoni per “trasferire” alla pelle sensazioni tattili provenienti dagli ologrammi. Si parla di percezioni haptiche e cioè di una forma di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto. Una tecnologia che grazie alla realtà virtuale, aumentata, immersiva, consente di sentire (in modo simulato) e di interagire con oggetti virtuali in 3D. Grazie anche ai visori come Ololens, il computer olografico indossibile di Microsof. L’intima relazione che c’è tra luce e suono consente a queste complesse ricerche di far interagire gli ologrammi acustici e luminosi con il nostro corpo. Gli ologrammi sono, come è noto, schemi di interferenze tra onde sia sonore che luminose: il principio è identico. E molti centri di ricerca tentano da anni di realizzare uno spicchio di futuro, simulando la materia e la sensazione tattile della materia senza che vi sia nessun contatto. Se si va ad un concerto rock o se si assiste alla proiezione di un film con audio Dolby Surround, si sentono vibrazioni fisiche anche molto forti. Al posto dei suoni gravi, UltraHaptics utilizza degli ultrasuoni di bassa frequenza -40 kHz-che generano vibrazioni tattili. Dal Max Planck Institute di Stoccarda a UltraHaptics e all’Università inglese di Bristol, i progetti stanno diventando realtà sino al punto di riuscire a spostare con ologrammi acustici -tendenzialmente blu-piccole sferette nello spazio. A Stoccarda delle microparticelle mosse dagli ultrasuoni, hanno generato sull’acqua l’immagine della famosa Colomba della Pace di Pablo Picasso. Le prime applicazioni ci sono già. Le console futuriste dei videogiochi hanno interfacce aptiche che utilizzano proprio le scoperte dell’inglese UltraHaptics. E nella realtà quotidiana? Accendere e spegnere la luce sfiorando un tasto, consentire ai ciechi di vedere-sentire un’opera d’arte tramite una complessa rete di ologrammi acustici interfacciandosi anche con la stampa in 3D perfettamente imitante l’opera (se si tratta di una scultura)….Oppure tradurre le ricerche europee in applicazioni che gestiscano la manipolazione e il trasporto di materiali sensibili o pericolosi. E di portare grazie a questi “raggi” traccianti nel corpo microtrattamenti estremamente efficaci perché modulati e diretti con grande precisione. Ma sarà nei musei che si potrà applicare queste innovazioni con grandi benefici, potendo sostituire la presenza fisica delle opere -assai costosa- con le loro perfette riproduzioni che potranno dare anche sensazioni tattili. A maggio 2018, Culturespaces aprirà il primo Museo Digitale al mondo dove i visitatori saranno immersi in una realtà avvolgente ed emozionante di grandi opere d’arte in gigapixel fluttuanti nell’aria.